Ad Haiti non c’è il petrolio. Questa è una frase che spesso si sente dire per giustificare il poco interesse internazionale verso la parte occidentale dell’isola di Hispaniola.

In realtà il poco interessa riguarda soprattutto la stampa e non i paesi della regione. Qui raccontavo come l’allora segretario di stato USA Hillary Clinton avesse interferito in forma diretta durante il passato percorso elettorale (post terremoto del 2010), e in altri post provavo ad illustrare come la ricostruzione, vera o presunta, ad Haiti fosse in realtà un ottimo affare per pochi (vedi caso Felix Bautista, o ONG americane). Haiti è stata anche al centro di uno scontro Venezuela – USA sul tema dell’approvvigionamento del petrolio, come svelato da Wikileaks.

Tutto ciò va ricordato per capire cosa sta succedendo ora nell’isola.

Siamo nel pieno di un complicato processo elettorale, iniziato a gennaio con lo scioglimento del Parlamento e con la decisione del Presidente Martelly di continuare il suo mandato governando per decreto affiancato da un governo guidato dalla figura di Evans Paul, già parte del golpe di stato del 2004. Ad agosto vi sono state le prime elezioni amministrative, i cui risultati non sono ancora noti, e nei prossimi mesi vi saranno quelle legislative e presidenziali.

Proprio in questo momento di grande confusione, alcune organizzazioni haitiane denunciano il fatto che il presidente Martelly starebbe per approvare per decreto una nuova legge per regolamentare l’estrazione mineraria nel paese. Questa revisione sarebbe stata elaborata un anno fa da esperti della Banca Mondiale (ente privato che gestisce prestiti soprattutto a paesi in via di sviluppo) ma mai sottoposta all’esame del Parlamento. Uno dei punti salienti sarebbe che la rettifica degli accordi di estrazione non sarebbe più sottoposta al vaglio del Parlamento ma diventerebbe prerogativa del solo Governo. Inoltre verrebbe abolito lo studio di impatto ambientale e, soprattutto, quello di impatto sociale, sostituito da una breve relazione a carico del Ministero dell’Ambiente.

Di fatto verrebbe sottratto al dibattito pubblico la decisione di concedere nuove concessioni di estrazione.

Nella storia recente di Haiti esistono casi di comuni completamente deturpati dalle attività estrattive senza che alcun beneficio economico ricadesse sulle comunità, come a Miragoâne o a Les Gonaïves. Forse la fretta per l’approvazione di questa legge potrebbe essere dettata dal rischio di un cambio di governo e dalla vittoria di forze meno “aperte” agli interessi USA, o dalla conferma di voci che girano da un paio d’anni rispetto alla possibilità di giacimenti di uranio sull’isola.

In sostanza gli ultimi mesi del governo (senza controllo parlamentare) di Martelly, mentre l’opinione pubblica è distratta dalle elezioni, sembrano indirizzati ad aprire il paese alle multinazionali diminuendo gli strumenti di controllo e verifica. In sostanza si stanno realizzando tutti i migliori, per loro, piani dei finanziatori occulti dell’oligarchia haitiana, le aziende nordamericane che puntano a mantenere Haiti come una base economica per le loro operazioni commerciali.

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One Response to Ad #Haiti è in corso un bliz per l’approvazione di una nuova legge per l’estrazione mineraria

  1. […] frattempo sono avvenuti vari eventi molto discussi, tra cui l’approvazione di una legge sull’estrazione mineraria tanto cara alle […]

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