Credo che questa sequenza di titoli tratta dalla Home del Corriere sia abbastanza esplicativa della situazione e dell’aria che si respira in Lombardia

Abbiamo una politica che si avvita su se stessa, che si preoccupa della propria sopravvivenza, degli amici, dei centri di potere e delle strategie per non soccombere a se stessa. Dall’altra parte c’è uno stato, una regione, che soffre, che si è scoperta indifesa di fronte al mercato, incapace di pensare ai più deboli ed indifesi.

La Lombardia, eccellenza d’Italia, si dice, è, in realtà, da troppi anni chiusa nella gestione di un unico centro di potere che ha sostituito il merito con l’appartenenza. Non sono solo gli scandali degli ultimi giorni legati alla corruzione o all’ndrangheta, ma sono gli arresti di alti dirigenti della sanità, le lotte intestine che hanno bloccato le proposte di sviluppo, gli appalti fatti, annullati, rifatti e riannullati per l’Expo, le giunte sciolte e fatte decadere per infiltrazione mafiosa, il fatto che tutti gli assessori all’ambiente di questi ultimi 17 anni in regione siano stati indagati, tre arrestati

In questo scenario sono poche le persone che, partendo da una visione politica, in senso pieno del termine, sono state in grado di anticipare il crollo e costruire delle alternative di pensiero, di proposte, di idee e di soluzioni. Me ne vengono in mente un paio:

Domenica Finiguerra: già sindaco di Cassinetta di Lugagnano e portavoce nazionale degli Ecologisti e Reti Civiche, capace, partendo da un piccolo comune milanese di dare vita a un movimento nazionale contro il consumo del suolo, primo stupro quotidiano della nostra regione. Uomo che non si è chiuso nell’amministrare ma ha scelto la via della costruzione di una pratica dell’alternativa.

Pippo Civati, Giuseppe e non Filippo, consigliere regionale che muove, all’interno del PD, la parte sana del rinnovamento, con idee e visioni di sinistra, vera, concreta e possibile, che negli anni ha denunciato, per lo più inascoltato, molte delle questioni che in questi giorni riempiono i giornali, ma anche capace di una visione critica del suo partito troppo spesso lontano dalle persone e dai problemi reali e troppo vicino agli interessi economici e di posizionamento.

Ecco, credo che da loro due, con l’apporto di altre persone in gamba, a partire da Giulio Cavalli, si debba ripartire non per vincere le elezioni, ma per salvare la Lombardia dal declino.

 

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