Customize Consent Preferences

We use cookies to help you navigate efficiently and perform certain functions. You will find detailed information about all cookies under each consent category below.

The cookies that are categorized as "Necessary" are stored on your browser as they are essential for enabling the basic functionalities of the site. ... 

Always Active

Necessary cookies are required to enable the basic features of this site, such as providing secure log-in or adjusting your consent preferences. These cookies do not store any personally identifiable data.

No cookies to display.

Functional cookies help perform certain functionalities like sharing the content of the website on social media platforms, collecting feedback, and other third-party features.

No cookies to display.

Analytical cookies are used to understand how visitors interact with the website. These cookies help provide information on metrics such as the number of visitors, bounce rate, traffic source, etc.

No cookies to display.

Performance cookies are used to understand and analyze the key performance indexes of the website which helps in delivering a better user experience for the visitors.

No cookies to display.

Advertisement cookies are used to provide visitors with customized advertisements based on the pages you visited previously and to analyze the effectiveness of the ad campaigns.

No cookies to display.

Quando succedono queste cose mi arrabbio, non dovrebbe essere compito di un blogger dare le notizie ma commentarle. E’ difficile però commentarle se non ci sono in italiano. Quindi prima di commentare devo dire che, prima di arrivare negli USA, l’uragano Sandy è passato nei Caraibi lasciando una striscia di distruzione e morte in Repubblica Dominicana, Haiti e Cuba. Non voglio entrare nella contabilità macabra delle persone che hanno lasciato la vita, però davvero è triste l’attenzione che attira la città americana e l’indifferenza che si porta dietro la devastazione nei paesi meno in vista.

E’ vero, New York al buio non capita tutti i giorni, la Borsa chiusa ci mostra come la nostra economia sia debole, le decine di morte nel paese più industrializzato ci possono far riflettere su quanto sia di plastica questo nostro progresso e quante persone rimangono esclusi dal benessere occidentale nello stesso occidente, che i danni prodotti dalla rottura della diga in New Jersy e quelli subiti dalla centrale nucleare dovrebbero farci riflettere su come produciamo la nostra energia a scapito della nostra sicurezza. Tutto ciò merita e ottiene la nostra attenzione, ecco, magari ci si ferma alle gallerie fotografiche senza andare a cercare i motivi, che non sono mai naturali ma sempre sociali, di queste morti, però non possono essere le uniche notizie che arrivano.

54 morti ad Haiti, per esempio, nella Repubblica delle ONG, nella nazione che tre anni fa fu sconvolta da quel terremoto che attirò l’attenzione del mondo, dovrebbero porci degli interrogativi. Come è possibile che 300.000 persone siano ancora in tendopoli in uno stato che viene attraversato da due/tre uragani all’anno? Già perchè prima di Sandy, ad agosto era arrivato Isaac. Che responsabilità hanno le organizzazioni internazionali? Forse avremmo dovuto raccontare che i paesi ricchi, che nei giorni delle foto degli haitiani sotto le macerie si erano prodigati in promesse, forse non hanno rispettato gli impegni, forse dovremmo raccontare che il modello di intervento emergenziale non può continuare per tre anni, dovremmo essere alla ricostruzione adesso, forse dovremmo dire che da subito gli haitiani han chiesto di non mandare tende, ma lamiera, legno e chiodi e che ci avrebbero pensato loro a ricostruirsi le case, come hanno sempre fatto. Ma le ONG avevano in magazzino le tende shelter, poco importa se sono pensate per i deserti e non per i caraibi.

Anche il Papa ci ha messo del suo. Nell’udienza del mercoledì ha dichiarato:

Consapevole della devastazione causata dall’uragano che ha recentemente colpito la Costa Est degli Stati Uniti d’America, offro le mie preghiere per le vittime ed esprimo la mia solidarietà verso tutti coloro sono impegnati nell’opera di ricostruzione.

Qualcuno ricordi al Papa che i morti degli Stati Uniti non sono neanche la metà di quelli prodotti dall’uragano in tutto il suo passaggio. Qualcuno mostri le foto delle città inondate della Repubblica Dominicana, dei 26.000 sfollati, di Haiti, le scuole piene di gente, le case distrutte in tutto il Caribe. O forse il Papa lo sapeva e ha fatto la stessa dichiarazione domenica scorsa, e nessun giornale italiano l’ha ripresa?

Su Facebook gira questo foto, la didascalia dice che è stata scattata in Repubblica Dominicana.

Ho verificato, perchè visto quello che è successo con New York bisogna stare attenti, e la fonte sembra essere il principale quotidiano dominicano, il Listin Diario, che colloca la foto a La Barquita a lato del fiume Ozama, Santo Domingo. L’invito che segue l’appello su Facebook è quello di ricordare anche il resto del mondo che è stato colpito, è va benissimo. Anche se è una  battaglia molto difficile, se però non lo fa la comunicazione main stream proviamo a farlo con i social network…

 

Tagged with:
 

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.