Alemanno cambia il bando (ed esclude i rom e sinti dalle case popolari)
Succede che anche se sei nato in Italia, anche se risiedi a Roma da una vita, il Comune di Roma di escluda dalla possibilità di accedere alle graduatorie per le case popolari. E succede che tu venga escluso dopo che il bando sia uscito, con una postilla aggiunta ad hoc.
Così scrive il Guardian (tradotto da Internazionale):
Nel bando per l’assegnazione delle case popolari pubblicato a dicembre, le famiglie che risiedono nei campi avevano diritto a presentare domanda. Si dava infatti priorità “alle famiglie che si trovano nelle situazioni di maggior vulnerabilità, ovvero di grave disagio abitativo”.
Qualche settimana dopo, il bando è stato modificato con un’esclusione specifica per le quattromila persone dei campi nomadi, dal momento che “i richiedenti devono risultare ospitati in ricoveri temporanei, ossia strutture dedicate all’accoglienza di persone senzatetto, senza casa o senza fissa dimora”, mentre i campi sono strutture permanenti. La precisazione è stata pubblicata il 18 gennaio e condivisa in una nota stampa dall’assessore alle politiche del patrimonio e della casa di Roma, Lucia Funari. Con queste regole, a chiunque viva in un “campo” è negata una sistemazione permanente.
Le associazioni, tra cui 21 luglio, si sono mobilitate e nonostante il pare contrario del vicesindaco il Dipartimento Casa ha accolto le osservazioni sette campi rom attrezzati come luoghi ammissibili per presentare domanda (anche se la questione non sembra chiusa del tutto).
In Italia esiste la favola che rom e sinti non vogliano vivere in case di mattoni e che preferiscano i campi nomadi e le roulotte, ecco, non è proprio così, anzi..
La stragrande maggioranza dei rom e dei sinti attualmente non conducono una vita nomade e coloro che lo fanno, lo fanno per necessità ovvero non hanno un luogo fisso in cui sostare. Anche alcuni sinti che hanno abbandonato il mestiere della giostra negli ultimi anni hanno scelto la soluzione dell’appartamento. Sono i comuni e le autorità che puntano a mantenere la struttura del “campo nomadi” per avere un maggior controllo della situazione.
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LE FAMIGLIE ROMANE – Tredicine ammette che “così come è formulato, il bando potrebbe portare ad interpretazioni in netta contraddizione con gli indirizzi di questa maggioranza e contro ogni logica. Per quale motivo, infatti – si chiede – sarebbero stati spesi 17 milioni di denaro pubblico per la realizzazione dei villaggi attrezzati e l’attuazione del piano nomadi?”. Tredicine tiene poi a precisare che “Questo ovviamente non significa escludere dal bando i Rom ed i Sinti che ne abbiano i requisiti, ma non è neanche lontanamente pensabile che il concetto di accoglienza, pilastro imprescindibile di qualsiasi Paese civile, venga distorto in questo modo, preferendo gli ospiti ai padroni di casa”. La precedenza va, sempre secondo Tredicine, “alle 50.000 famiglie romane in lista da attesa da dieci anni per un alloggio”. E annuncia: “A tal riguardo, convocherò la prossima settimana una Commissione per individuare con gli organi competenti le modifiche necessarie ad evitare una volta per tutte, interpretazioni fantasiose e fraintendimenti”.