La Provincia di Milano permetterà a breve di prenotare le cosiddette “doti inserimento per giovani disabili”. Si tratta di un finanziamento che permette agli enti accreditati per i servizi al lavoro di attivare percorsi di orientamento e tirocinio per giovani tra i 16 a i 24 anni iscritti alle liste del collegamento obbligatorio.

Tutto ciò è molto positivo, ma nel dispositivo esiste un piccolo particolare che rende alquanto discutibile il provvedimento: al momento della prenotazione si dovrà allegare al nominativo della persona individuata una lettera di un’azienda che si impegna ad assumere il giovane. L’azienda deve avere i seguenti requisiti: essere sottoposta agli obblighi della legge 68/99 (quella che prevede che il 7% del personale assunto sia appartenente alle categorie protette) e avere degli obblighi non ancora coperti.

Le assurdità sono diverse:

1- La Dote prevede nel suo svolgimento, giustamente, che l’operatore che seguirà il ragazzo nel percorso abbia a disposizione un pacchetto di ore per effettuare l’orientamento, ovvero analizzare le capacità del ragazzo, le sue aspettative, i suoi studi etc… per poterlo indirizzare verso una postazione lavorativa il più possibile corrispondente al suo profilo. Peccato che l’azienda debba essere individuata prima di fare tutto ciò, ovvero, senza che l’operatore abbia la possibilità di conoscere il ragazzo. Come si potrà trovare la giusta postazione se non si potrà cambiare l’azienda?

2- Le aziende che possono dare la disponibilità ad accogliere i tirocinanti devono essere soggette agli obblighi, e quindi medie o grandi, nonché avere scoperture, il che denota una mancata disponibilità in passato nell’assumere disabili. Sono escluse le aziende piccole, generalmente più accoglienti, quelle collaboranti, e quindi più abituate ad ospitare persone con disabilità, nonché le cooperative sociali, ossia le palestre dove le persone con disabilità più gravi possono farsi le ossa prima di affrontare il mondo del profit. Parlando di giovani, spesso alla prima esperienza lavorativa, si rischia di metterli in situazioni poco accoglienti ed escludenti non favorendo la loro integrazione nell’ambiente lavorativo.

3- Infine l’azienda può essere cambiata, nel corso della dote, solo se quella prescelta entra in una situazione di crisi aziendale (mobilità, cassaintegrazione,…), quindi, se durante un percorso ci si accorge che il ragazzo si trova inserito in un posto assolutamente non adatto a lui, dovrà scegliere se interrompere il tirocinio e rinunciare alla dote, oppure continuare a prescindere della reale efficacia del suo stare in quell’azienda. Perché non permettere di cambiare l’azienda se ci si trova in situazione di difficoltà?

Forse l’assessore Del Nero, assessore al Lavoro alla Provincia di Milano, può ancora operare per dare un senso a questo dispositivo, altrimenti potrà essere usato solo per far continuare tirocini già attivi, senza raggiungere l’obiettivo di aumentare le reali possibilità di inserimento.

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