Haiti, parcheggio de La Cittadelle. Agosto 2011.

Sto accompagnando un gruppo di giovani italiani in un viaggio di scoperata delle terra dominicane e haitiane. Abbiamo passato la frontiera nord tra Repubblica Dominicana e Haiti nella mattinata di sabato dopo aver visitato il venerdì il mercato di Dajabon dove si incontrano le economie dei due paesi.

Passare la frontiera non è stato così scontato, abbiamo dovuto contrattare con le autorità dominicane, con quelle haitiane, si tratta sull’importo del visto, sulla natura del nostro soggiorno, si cerca di non far troppo notare che una ragazza del gruppo è senza passaporto, causa furto. Morale, riusciamo a mettere piede sul terreno haitiano solo dopo le 10.30.

Abbiamo un piano di viaggio abbastanza stretto, passare a mollare i nostri zaini in un piccolo albergo di Wanamente, montare su un pulmino da 15 posti (noi siamo in 16, in più ad accompagnarci ci sono una ragazza italiana cooperante ad Haiti e quattro ragazzi haitiani, oltre a un cooperante colombiano e all’autista).

Ci avviamo verso la cittadina di Milot che ospita una delle più importanti costruzioni storiche haitiane la fortezza de La Cittadelle e il palazzo de Sans-Souci. Sono costruzioni che risalgono ai primi anni dell’indipendenza haitiana dalla francia, primi decenni dell’800.

Arrivati allo spiazzo notiamo un’insolita organizzazione con militari all’ingresso del parco culturale e un regolare biglietto (o quasi) da pagare per accedervi. Mentre i nostri accompagnatori si recano a concordare il nostro accesso veniamo presi d’assalto da una trentina di venditrici che vogliono piazzare cappellini o piccoli oggetti di artigianato. Alcuni di noi comprano, io, che per scelta non porto a casa regali dai miei viaggi, evito di entrare nella contrattazione e aspetto.

Alle 12 iniziamo la salita alla fortezza, circa un’ora a piedi sotto il sole dei caraibi. Raggiungiamo la vetta, visitiamo la fortezza, mangiamo e verso el tre ci accingiamo a scendere per avviarci verso Cap Haitien, la vecchia capitale di Haiti.

Arrivati di nuovo al piazzale, stanchi per la sgmabata effettuata ancora tutta sotto l sole, troviamo di nuovo il nostor pulmini accerchiato dale venditrici. Sono insistenti, e i ragazzi che sono come me non hanno ancora ben capito che per acquistare in questi ambienti bisogna essere decisi e rapidi e si fanno trascinare in estenuanti contrattazioni per definire il prezzo con differenze di centesimi di euro. Io salgo sul pulmino, sedili davanti e aspetto. A poco a poco si concludono i piccoli grandi affari e i ragazzi cominciano a salire. Una donna si propone all’interno del pulmino con in mano una maracas, un paio di collane e una statuetta in legno. In uno spagnolo molto tentennate ripete in maniera insistente “todos por docientos pesos, todos por docientos pesos”.

Io sono un po’ impaziente, qui viene buio abbastanza presto, dobbiamo andare a Cap Haitien e poi tornare a Wanamente e io vorrei evitare di viaggiare di notte. I ragazzi tardano a salire, la donna continua a fare la sua proposta. Fa caldo. Inizio a fare pressione, mezz’ora per comprare due ricordini mi sembra sufficiente. La donna insisite, io non guardo neanche cosa ha in mano, la invito a lasciar salire i ragazzi, lei continua ad allungare la mano con la sua mercanzia.

Le persone intorno al pulmino sono sempre di più, siamo praticamente gli unici occindentali presenti nello spiazzo. I nostri accompagnatori haitiani iniziano ad innervosirsi con i loro connazionali. Piano a piano, in un crescendo di tensione riescono a salire quasi tutti i ragazzi. La donna viene allontanata dalla porta. Si ritrova di fronte al finistrino aperto a fianco del quale sono seduto io.

Mentre sale anche l’ultimo ritardatario e l’autista mette in moto allunga la mano proprio di fronte a me, finalmente guardo cosa sta offrendo, sono cose che le altre donne vendono per 500/600 pesos, lei mi guarda e mi dice “Todos per 150”.

Solo in quel momento mi rendo conto di cosa sta succedendo. Probabilmente quella donna non ha venduto nulla nel corso della giornata, è disposta ad andare in perdita, o quasi, con la vendita per poter avere del contante con cui comprare del cibo per la famiglia, probabilmente ha dei figli che la aspettano a casa. Partiti noi non avrà modo di vendere nulla fino al giorno successivo, quando, forse un altro piccolo pulmino porterà qualche turista.

Proprio mentre mi metto la mano in tasca per prendere 200 pesos e darglieli, senza voler alcun oggetto, l’autista parte, la gente davanti al pulmino si è spostata, faccio per chiedergli di aspettare, ma non parla spagnolo, e prima che riesca a chiedere a qualcuno di tradurre ha percorso i 100 metri che ci portano fuori dallo spiazo.

Rimango seduto sul pulmino con i 200 pesos (4 euro) in mano e una tristezza profonda dentro.

haiti la citadelle

Tagged with:
 

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.