Ieri a Melog, su Radio24, si parlava di coppie miste, matrimoni che al 70% falliscono, e varie amenità.

Credo che su termine “coppie miste” la sintesi migliori l’abbia fatto già diversi anni fa il figlio, credo all’epoca ancora in età d’asilo, di Kossi Komla-Ebri, medico del Togo sposato con un’italiana. Quando il padre gli disse che lui e la moglie erano stati invitati in tv perchè erano una delle prime coppie miste d’Italia, il figlio rispose: “ma voi non siete una coppia mista, una coppia mista è un uomo che sposa un robot!”.
Ecco, partiamo proprio da lì. Per il nostro linguaggio un comasco che sposa una ticinese è una coppia mista, un trentino che sposa una siciliano no! Vogliamo provare a fermarci sul significato delle parole? Coppia mista indica delle differenze, ma queste vi sono in ogni coppia, ogni persona ha un proprio percorso sociale, culturale, politico, diverso da quello del partner. Perché utilizzare il termine per indicare relazioni tra persone nate in paesi diversi? Perché dare la forma di questo rapporto calibrandolo solo su un aspetto geografico?

Tra gli interventi che si sono susseguiti, poi, si evidenziava come il 70% dei matrimoni “misti” finissero con una separazione, questo  ad indicare come le difficoltà rendano molto difficili la convivenza. Peccato che nella stessa trasmissione si dicesse come un buon 50% dei matrimoni fosse contratto solo a scopo di ottenimento della cittadinanza e come un’altra parte avvenisse tra persone che non si conoscevano prima della cerimonia perché mediato da agenzie internazionali. Ora, se già eliminiamo il 50% dei matrimoni per convenienza appare immediato come la percentuale delle separazioni cali a meno del 40% dei matrimoni “veri”, perfettamente in linea con la media italiana delle copie che si sono sposate negli ultimi 15 anni. Ne più, ne meno.

Terzo aspetto abbastanza evidente nella trasmissione è che si ragiona per categorie, le donne dell’est, quelli del nord africa, quelli del sud america, mettendo insieme paesi e storie completamente diverse. All’ascoltatore che chiama per raccontare la propria esperienza personale si risponde con la generalizzazione, l’omologazione, a volte, il pregiudizio.

Si è parlato, infine, del fatto che sarebbe in atto un “rimescolamento”, peccato che il termine sia quanto di meno appropriato, infatti il mescolare prevede un soggetto che copie l’azione e un oggetto che la subisce, come se le decisioni individuali di intraprendere relazioni con paesone straniere fosse indotto e non il prodotto di singole volontà.

Quello che ieri è mancato è una riflessione sulla legge migratoria italiana che impedisce di fatto la possibilità di sperimentare, su suolo italiano, la convivenza con persone che risiedono inizialmente al di fuori dell’Europa, una riflessione su come la coppia possa essere “mista” dal punto di vista geografico ma assai affine rispetto a quello culturale, ma soprattutto su come il concetto stesso di misurazione statistica italiani-stranieri non abbia alcun senso se applicato alla vita reale.

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3 Responses to Coppie miste? Misto di cosa?

  1. nolly says:

    sarebbe un termine destinato ad estinguersi da sè, se solo non lo usassero i media e internet. non è ancora nella lingua viva, quindi non sarebbe impossibile una seria e tempestiva abolizione di questo termine.
    è poco usato e non se ne parla più di tanto ma è uno scandalo che esistano tesi di laurea in corsi come quello di psicologia o addirittura di intermediazione culturale ecc. che portano questo termine nel titolo.
    le persone non hanno alcun bisogno dell’ esistenza di questo termine, e radio24 ha fatto una figura proprio misera.

  2. Akua Francy says:

    Complimenti per questo articolo. Sono Italiana, sposata con un Ghanese e non sopporto la definizione nè di coppia mista che di figlio/bambino misto, nonostante per molti siano parole poltically correct. Per me di misto esiste solo il fritto di pesce, la birra o l’insalata. Non le persone.

  3. knoppix says:

    Io non trovo l’espressione “coppia mista” offensiva, inappropriata o scoretta. Resituisce il significato di una coppia di persone che, per motivi diversi, è eterogenea. Cultura, etnia, provenienza geografica (ma non solo) si configurano come elementi di distinzione rispetto alla più comune ed ordinaria condizione in cui una coppia condivide aspetti di affinità.

    Certo, e forse in questo individuo il dissappunto degli interventi precedenti, non deve essere intesa come un odioso ed inaccettabile discrimine quanto piuttosto e più semplicemente come una constatazione di differenza. Punto. Differenza che magari attriuisce un valore aggiunto…… penso ad esempio alla possibilità di una più aperta e reciproca comprensione oppure all’opportunità – in particolare per la prole – di essere bilingue e chissà a quanti altri potenziali vantaggi.

    L’esempio della coppia persona / robot è la semplificazione genuina ma superficiale di un bimbo…… non la adotterei come modello di definizione.

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