Haiti: approvata la risoluzione che autorizza l’invio di forze internazionali di polizia, forse anche italiane
Nella seduta del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di ieri è stata finalmente approvata la risoluzione presentata dell’Ecuador che autorizza l’invio di forze internazionali di polizia in territorio haitiano per contribuire alla guerra contro le gang che hanno preso il controllo del paese da diversi anni.
La richiesta di intervento internazionale era stata avanza il 6 ottobre 2022 dal governo haitiano tramite il primo ministro Ariel Henry che svolge anche la funzione di presidente de facto dall’omicidio di Moise nel luglio del 2021.
Il voto di ieri non è stato unanime, infatti Russia e Cina si sono astenute dichiarando che condividono l’urgenza ma non ritengono la risoluzione all’altezza dei problemi da affrontare e mettendo in discussione la liceità di invio di forza militare autorizzare all’uso della forza in un paese dove il governo non è propriamente legittimo essendo state cancellate tutte le elezioni previste nel 2016 e non avendo un parlamento in carica.
Si tratta di un risultato importante per Biden e Guterres che precedentemente non erano riusciti a convincere il Canada a farsi carico della guida della missione. A dare la propria disponibilità è stato il Kenya che nelle scorse settimana ha già realizzato dei sopralluoghi sul campo. Si tratterò di una missione che agirà per m,andato del Consiglio di Sicurezza ma non con la guida delle Nazioni Unite, vista la fallimentare esperienza dei caschi blu durante la missione Minustah operativa ad Haiti tra il 2004 e il 2018.
La missione avrà un carattere statico, ovvero ha l’obiettivo di mettere in sicurezza le principali infrastrutture strategiche del paese, come il porto e l’aeroporto, che attualmente sono alla mercé di bande armate. Secondo un recente rapporto dell’ONU circa l’80% del territorio della capitale e larga parte delle province vengono controllati da gang legato al narcotraffico, a ex poliziotti e alla criminalità locale. Secondo l’ufficio politico delle Nazioni Unite, ad oggi, Haiti avrebbe una forza teorica di circa 15.000 poliziotti, ma sul campo sarebbero attivi pochi più di 3.000. In questo senso l’annuncio del Kenya di inviate 1.000 effettivi ha un peso decisamente importante sulle forze in campo.
Secondo il Miami Herald le altre nazioni che avrebbero già garantito un appoggio militare alla missione con l’invio di uomini sarebbero Mongolia, Senegal, Belize, Suriname, Guatemala, Perù, Spagna e Italia.
Ecco, qui si apre un tema poichè in Italia non vi è traccia di una discussione sull’invio di forze di polizia. Nel libro “Haiti: il terremoto senza fine” (People, 2020) abbiamo provato a ricostruire il contributo italiano nel periodo successivo al sisma che nel 2010 distrusse buona parte della capitale di Haiti, Port-au-Prince.
Il principale apporto italiano fu l’invio della portaerei Cavour deciso dall’allora ministro della difesa La Russa. La missione umanitaria fu fortemente contestata per i costi (mai rilevati ma stimati in oltre 13 milioni di euro solo per il suo spostamento) e per l’impatto reale (solo 56 pazienti ricoverati a bordo). In compenso la Cavour, che fino ad allora non era mai uscita dai porti italiani, accompagnata dal cacciatorpediniere Andrea Doria, approfittò di quel viaggio umanitario per toccare diversi porti brasiliani e mettere in bella mostra i pezzi pregiati dell’industri bellica italiana agli occhi di potenziali acquirenti latinoamericani.
L’esperienza dell’intervento italiano ad Haiti è stato punteggiato da tanti piccoli e grandi sprechi di denaro. Uno abbastanza emblematico fu quello che vide protagonista la Regione Sicilia che di acquistare 50 mila tonnellate di arance pagandole fino a 25 centesimi, quando il prezzo di mercato oscillava intorno ai 10 centesimi e in molti casi le produzioni restavano invendute, per confezionare succhi di frutta destinati all’emergenza umanitaria di Haiti. A conti fatti un brik di succo costò circa 3,5 euro quando sul mercato aveva un prezzo di 1,5 euro. Quando finalmente i succhi furono pronti, ci si accorse che non avrebbero mai sopportato un viaggio per l’Atlantico e finirono in dono al Banco Alimentare.
Haiti ha un fondamentale bisogno di aiuto internazionale, come ha anche dichiarato ieri notte il presidente della vicina Repubblica Dominicana, Luis Abinader: ” Plaudiamo all’approvazione da parte del Consiglio di Sicurezza dell’ONU della risoluzione che autorizza la Missione Multinazionale di Sostegno alla Sicurezza ad Haiti. Progresso significativo per la pacificazione di Haiti; Sosteniamo un processo definitivo di sviluppo istituzionale ed economico per gli haitiani.”, tale aiuto però non può e non deve diventare occasione per vetrine militari o sprechi economici che per nulla aiutano il popolo haitiano.
Donne favolose
14 favole ispirate a donne reali che lottano tutti i giorni per migliore la loro comunità. Da Margherita Hack a Angela Davis, da Malala a Ilaria Alpi. Pensato per i bambini ma ottimo anche per gli adulti.
Lo presento qui: https://robertocodazzi.it/cooperazione-sociale/donne-favolose/HAITI: IL TERREMOTO SENZA FINE
Haiti è uno dei Paesi più ignorati dai media occidentali. Protagonista della prima rivoluzione guidata da ex schiavi, ma anche terra di conquista per il capitalismo nordamericano. Il 12 gennaio 2010 la sua capitale è stata distrutta da un terremoto: una frattura insanabile nella storia dello Stato caraibico. Per poche settimane i riflettori del mondo si sono accesi su quella terra, e molti vip hanno promosso in prima persona l’idea del build back better, ‘ricostruire meglio’. Ma cos’è successo in questi dieci anni?
Ne parliamo nel libro Haiti: il terremoto senza fine
Haiti: l’isola che non c’era
Nel gennaio del 2011 è uscito il libro curato da me e Helga Sirchia dedicata alla storia e alla situazione sociale di Haiti, con contributi dei più importanti studiosi dell'isola e dei soci di ColorEsperanza.su twitter
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