Ieri due senatori del Movimento 5 stelle hanno fatto in Commissione Giustizia quello che altri colleghi di partiti di Governo non avevano avuto il coraggio di fare, ovvero, proporre la cancellazione dell’articolo della legge Bossi-Fini che istituiva il reato di immigrazione clandestina. La proposta ha raccolto il parere favorevole del sottosegretario presente ed è stata votata anche da SEL e PD. Tutti contenti e per un attimo siamo sembrati un paese normale…

Poi, però il primo scricchiolio, sul blog di Beppe Grillo appare una nota a nome del gruppo M5S Senato dove si rivendica l’azione ma perchè: “il clandestino rimane comunque clandestino, ma sarà più facile procedere con le espulsioni”.

Ma la vera sconfessione è arrivata oggi quando Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio firmano una dura reprimenda ai due senatori:

La loro posizione espressa in Commissione Giustizia è del tutto personale. Non è stata discussa in assemblea con gli altri senatori del M5S, non faceva parte del Programma (…) Nel merito questo emendamento è un invito agli emigranti dell’Africa e del Medio Oriente a imbarcarsi per l’Italia. Il messaggio che riceveranno sarà da loro interpretato nel modo più semplice “La clandestinità non è più un reato”. Lampedusa è al collasso e l’Italia non sta tanto bene.

Forse il duo al comando del movimento non si ricorda di quando, negli anni scorsi, il loro opinionista Marco Travaglio, ospite fisso del lunedì pomeriggio sul blog si lanciavo proprio contro il reato introdotto con la Bossi-Fini.

Siamo nel 2008 e sul blog di Grillo appaiono queste dichiarazioni:

il reato di clandestinità di cui tutti parlano, discutono, si accapigliano, si dividono, pro/contro, ecc. in realtà non esiste. È stato annunciato, ma nell’articolato di legge che è stato presentato da Maroni e dal governo Berlusconi non c’è il reato di clandestinità, cioè di permanenza clandestina in Italia. Ce n’è un altro che sembra la stessa la cosa ma è completamente diverso. Dice l’articolo incriminato: “Ingresso illegale nel territorio dello Stato. Lo straniero che fa ingresso nel territorio dello Stato in violazione delle disposizioni della legge Bossi-Fini è punito con la reclusione da 6 mesi a 4 anni e deve essere obbligatoriamente arrestato e processato per direttissima.” (…) Ecco questo è un esempio tipico di come si fa a prendere in giro la gente raccontandole una cosa che non esiste ma dando degli annunci altisonanti usando delle parole molto feroci in modo che la gente si senta rassicurata. “Tolleranza zero”, “Reato di clandestinità”. Il reato di clandestinità non esiste. Esiste un reato impossibile da provare perché è difficilissimo prendere l’immigrato nel momento stesso in cui immigra nel nostro Paese. È l’effetto placebo per i gonzi, per coloro che non leggono le leggi ma ne parlano.

Nella nota di oggi Beppe e Casaleggio affermano che il reato di immigrazione clandestina è normalissimo in molti paesi europei, peccato che solo due anni fa, nel 2011, sempre Travaglio scriveva sul blog di Grillo:

Dalla cella di Trento questo tizio aveva fatto ricorso contro la condanna e i suoi avvocati avevano chiesto ai giudici di interpellare la Corte Europea, perché a dicembre l’Unione Europea aveva inviato una direttiva comunitaria, vincolante per tutti gli stati, che praticamente raccomandava di non incarcerare immigrati, non di non incarcerare immigrati, di non incarcerare gli immigrati colpevoli soltanto di essere immigranti, perché se un immigrato fa una rapina è ovvio, lo si sbatte dentro, come se un italiano fa una rapina. Ma l’immigrato non può essere arrestato per il fatto di essere immigrato, perché essere immigrato non è un reato, è uno status, mi sposto da un paese all’altro, spostarmi da un paese all’Euro non può essere un reato penale, può essere al massimo un’infrazione amministrativa, sanabile con multe, con sanzioni amministrative, l’espulsione, non con condanne penali, non con la privazione della libertà, se non puoi stare qua ti espello perché tu non stia più qua, ma non ti ficco in galera, ti ficco in galera se cominci a delinquere e ti prendo.

E chiosa sempre Travaglio:

L’aveva detto il Vaticano, l’avevano detto giuristi, l’avevano detto il segretariato per l’immigrazione dell’O.N.U., l’aveva detto parte dell’opposizione, l’avevano detto quasi tutti, persino della maggioranza c’era chi aveva dei dubbi, del resto il problema dell’immigrazione non è che è nato nel 2008, come mai noi abbiamo istituito il reato di immigrazione clandestina soltanto nel 2008 e prima no? Perché si sapeva che era una norma inefficace, demagogica, puramente rassicurativa, mediaticamente utile ma materialmente inutile e perniciosa?

Allora perchè Grillo e Casaleggio che sapevano tutto ciò da anni oggi difendono il reato di immigrazione clandestina? Bhè loro lo dichiarano in modo esplicito:

Se durante le elezioni politiche avessimo proposto l’abolizione del reato di clandestinità, presente in Paesi molto più civili del nostro, come la Francia, la Gran Bretagna e gli Stati Uniti, il M5S avrebbe ottenuto percentuali da prefisso telefonico.

Insomma per paura di perdere voti, a scapito della vita di migliaia di persone, mi arrabbio con i senatori del mio gruppo perchè han fatto una cosa che professo sul mio blog dal 2008!

Dopo il messaggio di Napolitano sull’affollamento delle carceri si apre, nuovamente, in Italia il dibattito sull’indulto. Oltre alla considerazione che la certezza della pena è il primo deterrente al reato (e ce lo diceva già Cesare Beccaria nel 1764) e che questa interessa tutto il sistema giudiziario e non solo l’apparato detentivo, una delle principali obiezioni è che le persone scarcerate con l’indulto tornano a delinquere.

L’ultimo indulto vi fu sotto il governo Prodi e dopo il provvedimento, anche perchè ci si trovava già in campagna elettorale, i giornali si riempirono di articoli che testimoniavano come furti, rapine e altri reati fossero commessi da “indultati”. Ora il sentire comune dice che se una persona esce dal carcere grazie all’indulto questa sarà un costo sociale per la collettività. Ma i numeri dicono il contrario:

– i dati raccolti dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP) come la recidiva dei beneficiari del provvedimento di indulto (legge n. 241 del 31 luglio 2006) dopo 5 anni dall’approvazione, si attesti al 33,92%.

– l’unico studio sul lungo periodo della recidiva di persone ex detenute compiuto di recente, si deve a una rilevazione effettuata dall’Ufficio Statistico del DAP. Qui troviamo come il 68,45% dei soggetti scarcerati nel 1998 abbia, nei successivi 7 anni, fatto reingresso in carcere una o più volte.

A spanne potremmo dire che chi ha beneficiato dell’indulto ha una tendenza a commettere nuovi reati pari alla metà di chi giunge a fine pena. Questo dato è spiegabile con una norma che era compresa nella legge d’indulto del 2006, ovvero se al momento della misura dovevo scontare ancora tre anni di detenzione, questi mi venivano abbonati, ma al commettere un nuovo reato avrei dovuto scontare la pena di questo più tutti i mesi del precedente cancellati con l’indulto. Quindi la scarcerazione di persone sottoposte ad esecuzione penale, abbinata alla minaccia di scontare la vecchia e la nuova pena in caso di reiterazione del reato, pare svolgere un’efficace funzione preventiva, soprattutto fra coloro che erano alle prime esperienze detentive.

Già che ci siamo è interessante analizzare altre due dati, ovvero la differenza tra italiani e stranieri e tra chi al momento dell’approvazione dell’indulto si trovava in carcere e chi in situazione alternativa.

Emerge un tasso di recidiva fra gli italiani di ben 13 punti percentuali superiore a quello tra gli stranieri. Il dato è particolarmente significativo, perlomeno nelle sue dimensioni, tanto più se raffrontato con le retoriche dell’allarme sociale che hanno accompagnato il provvedimento di indulto: lo straniero extracomunitario, privo di permesso di soggiorno, come uno dei pericoli maggiori per la sicurezza pubblica una volta rimesso in libertà.

Si registra tra coloro che erano in misura alternativa, una recidiva inferiore di circa 10 punti percentuali alla recidiva tra quanti scontavano la pena in cella (21,97% a fronte del 31,15%, i dati si riferiscono ai primi 3 anni e mezzo dal provvedimento).

Insomma il problema carcerario si affronta su vari aspetti, quello dell’affollamento può godere di misure straordinarie come l’indulto, ma avrebbe molto più senso ragionare sulla promozione delle misure alternative alla detenzione perchè sono più efficaci rispetto al corrette reinserimento nella società di chi ha commesso un reato.

E se poi si eliminassero leggi assurde come la Giovanardi…

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No, non piangete i nostri morti, oggi a Lampedusa, voi che avete chiuso l’Europa in un fortino per paura di qualcuno venisse a presentare il conto del nostro colonialismo,

non piangete i nostri morti voi che avete assistito dal 1988 ad oggi a più di sei morti al giorno nel Mediterraneo senza porvi alcuna questione di coscienza,

non piangete i nostri morti dopo che avete introdotto leggi che impediscono l’entrata regolare in Italia spingendo verso il suicidio in mare chi cerca una vita migliore,

non piangete i nostri morti ora che sono tanti e sotto le telecamere dopo che avete inventato il reato di clandestinità e i centri di espulsione,

non piangete i nostri morti perché i loro cari sopravvissuti all’inferno hanno davanti 18 mesi di reclusione prima di essere rispediti da dove vengono,

non piangete i nostri morti voi che vi limitate a cercare chi guida i barconi, poveri disgraziati che lo fanno solo per avere il viaggio gratis, e non cercate i gerarchi degli eserciti e i veri responsabili di questi viaggi senza speranza,

non piangete i nostri morti voi che indagate per favoreggiamento alla clandestinità il pescatore che soccorre i naufraghi,

non piangete i nostri morti perchè sono uomini e donne che scappano dalle terre percorse dai colpi di stato egiziano benedetto dall’Europa, dalla crisi siriana dimenticata per tre anni, dalle terre libiche segnate dalle bombe occidentali,

non piangete i nostri morti se non sapete distinguere tra chi scappa dal regime eritreo, dal non stato somalo, ferita aperta nella storia delle Nazioni Unite, da chi lucra e si ingrassa sulle spalle della miseria,

non piangete i nostri morti se non sarete in grado di aprire le frontiere, di dare un’alternativa legale alle barche che affondano,

non piangete i nostri morti voi che avete paura di 15.000 persone all’anno che arrivano in barca,

non piangete i nostri morti se non capite che proporre Lampedusa per il Nobel per la Pace è incompatibile con le missioni di guerra in Aghanistan o l’acquisto degli F35,

non piangete i nostri morti a meno che quelle lacrime non sappiano farvi cambiare, come una pioggia miracolosa, e diventiate sensibili all’urlo degli ultimi relegando, almeno per un attimo, il suono ingombrante del capitale in un angolo dove possa nuocere meno del solito!

Kuda

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Ecco il simpatico articolo del PD sulle elezioni tedesche.

Quelli del sito del Partito Democratico spiegarmi cosa c’entrano le note poltrone con le elezioni tedesche?
Anche perchè Frau era cagliaritano mica teutonico! Bastava fare un giro sul loro sito:

Dal 1912, nell’immaginario collettivo, il nome Frau rimanda immediatamente all’idea di qualità e di design applicati all’arredamento, e alle sedute in particolare. Un nome, così caratteristico ed associabile in un primo tempo a sonorità tedesche, che invece è semplicemente quello del fondatore dell’azienda, il cagliaritano Renzo Frau, e che nel tempo ha saputo farsi testimone anche oltre i confini nazionali dello stile e della qualità “Made in Italy”.

Sicuramente ora c’è un marchio che ringrazia per la pubblicità gratuita!

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Era il 2008 quando Papa Benedetto XVI firmava la nomina di monsignor Józef Wesolowski alla carica di Nunzio Apostolico nella Repubblica Dominicana e delegato apostolico a Porto Rico e Haiti. In agosto, abbastanza a sorpresa era arrivata la sua destituzione, stavolta, dopo tante promozioni, non si è parlato di una promozione. Dal Vaticano non hanno fatto sapere quale sarebbe stata la nuova destinazione dell’alto prelato, anzi, il religioso, da qualche giorno, ha fatto perdere le proprie tracce, tant’è che il Cardinale di Santo Domingo ha dovuto ammettere di non sapere la sua ubicazione attuale.

Subito la stampa dominicana ha cercato di capire le motivazioni di questa inusuale destituzione. La pista più accreditata è quella che porta a fatti di pedofilia, infatti, ci sono testimoni che raccontano come, almeno in un’occasione, il nunzio apostolico si sia appartato in una stanza d’hotel con diversi ragazzi, mentre nella stanza accanto un altro prete polacco, ora fuggito in Polonia, faceva altrettanto. Un procedimento penale è in corso contro Alberto Gil, e uno potrebbe aprirsi contro Wesolowski dopo il servizio televisivo in cui Nuria (una sorta di Milena Gabanelli dominicana) sostiene di avere prove rispetto alla debolezza per l’alcool e all’uso di “tener “encuentros” con menores” nei pressi del lungo mare di Santo Domingo e a Juan Dolio.

Se così fosse si tratterebbe della prima, grande, azione concreta di Papa Bergoglio contro il clero che pratica, o copre, la pedofilia.

Aggiornamento 4 settembre 2013:
Arrivano le prime conferme, infatti, Listin Diario cita un monsignore dominicano che conferma che la destituzione è avvenuta appena un report sulle attività del prelato polacco è stato presentato al Papa.

Monseñor Agripino Núñez Collado reveló ayer que el nuncio apostólico, Józef Wesolowski, fue cancelado por el papa Francisco luego que el Vaticano recibiera un informe sobre las actividades sexuales que su embajador en República Dominicana practicaba con menores.

Aggiornamento 5 settembre 2013:

Secondo la Stampa il religioso si troverebbe in Vaticano in attesa di giudizio. Ma c’è da fidarsi da qualcuno che scrive per tutto il tempo Repubblica Domenicana con la “e” anzichè con la “i”?
Intanto in Repubblica Dominicana si è aperta un’indagine. Secondo il procuratore generale Brito la giustizia dominicana sarebbe competente in materia.

Il decreto che cancella l’IMU e la sostituisce con la Service Tax (che sarà anche a carico degli affittuari, per dire) contiene una clausola nascosta.

Tutto nasce da un’idagine che scopre una maxi evasione fiscale da aprte delle società concessionarie della gestione delle slot machine, le macchinette mangia soldi che spopolano in tanti bar e che sembra impossibile bloccare, per il mancato collegamento delle slot machine alla rete da parte dei dieci concessionari autorizzati. Inizialmente viene calcolata una multa pari a 98 miliardi di euro. In primo grado le agenzien vengono condannate al pagamento di 2,5 miliardi di euro e si è in attesa dell’appello.

Il decreto legge di ieri stabilisce la cifra di 700 milioni di euro per la transazione e la chiusura del contenzioso. Meno dell’1% della cifra evasa, meno di un terzo di quello che la magistratura ritiene corretto che versino allo stato!

Questo è osceno, non Madame Bovary! (cit. Caparezza)

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Questo post sarà letto da gente pagata per controllare gli attivisti che parlano male della Monsanto.

Posso tranquillamente affermare quanto sopra perchè il dirigente Monsanto Kevin Wilson ha confermato a “The Nation” di aver noleggiato i servizi di Total Intelligence nel 2008 e 2009 solo per tener d’occhio «quanto divulgato pubblicamente» dai suoi detrattori. La risposta arrivò dopo che il giornalista di quel giornale Jeremy Scahill scrisse che uno dei funzionari Blackwater, Cofer Black, già co-direttore della Cia, nel 2008 stabilì un contatto con la Monsanto «per spiare e infiltrare organizzazioni di attivisti sui diritti animali, anti-Ogm e altre attività sporche del gigante della biotecnologia».

Per capire i legami tra Monsanto e queste agenzie di mercenari bisogna però avere chiaro alcuni punti:

  • La Monsanto Company è un’azienda multinazionale di biotecnologie agrarie, con circa 18 000 dipendenti prima al mondo nel settore della produzione di sementi transgeniche. i principali prodotti sono semi che generano piante sterili e diserbanti dalla forza tale per cui sopravvivono solo le piante Monsanto geneticamente modificate. Diversi prodotti come l’Agente Arancio sono stati utilizzati anche per scopi militari.
  • La Blackwater Worldwide è una compagnia militare privata statunitense fondata nel 1997 da Erik Prince, già membro della United States Navy Sea, Air and Land forces (SEAL), ovvero le forze speciali d’élite della marina statunitense, impiegate in conflitti e guerre non convenzionali. È considerata una delle più importanti PMC (Private Military Company) del mondo, con ruoli di primo piano come security contractor in Iraq per conto dell’Amministrazione Statunitense. In particolare, è il principale contractor del Dipartimento di Stato. A seguito di vari scandali la compagnia decise nel 2007 di cambiare il proprio nome in XE Services, in seguito modificato in Academi.
  • Total Intelligence Solutions è un’agenzia che si occupa di gestione del rischio di proprietà della The Price Group, di Erik Prince. TRC fornisce formazione e sostegno alla ricerca in materia di anti-terrorismo e guerra asimmetrica al settore privato, e agli Stati Uniti e altri clienti governativi.

E’ quindi evidente come Monsanto sia in contatto da diversi anni con imprese che di agricolo hanno ben poco, ma che invece agiscono nel campo del controllo del territorio e della sicurezza. Aziende che oltre al medio oriente hanno anche competenze molto spendibili in America Latina, veroi terreno di conquista della multinazionale degli OGM.

Un esempio degli interessi verso le Americhe si ha dopo il terremoto di Haiti quando la multinazionale ha tentato di invadere l’isola con sementi e diserbanti, al principio regalati, ma che avrebbero distrutto l’agricoltura locale imponendo l’uso dei suoi semi. Il rappresentante Monsanto ad Haiti es Jean-Robert Estimé, che è stato Ministro degli Esteri sotto la dittatura della famiglia Duvalier, che è durata 29 anni. Oppure si guardi all’ultimo golpe continentale, quello contro Lugo in Paraguay, dove una delle concause sembra essere proprio l’opposizione agli OGM del primo governo progressista del paese.

L’interpretazione errata data da questi rapporto tra Monsanto e mercenari ha dato avvio alla notizia, ripresa a più tornate da siti di tutto in mondo, che la Monsanto avrebbe acquistato la Academi. Ciò non è vero. Vero è che, come altre multinazionali, la Monsanto si serva di ex agenti governativi, ex agenti CIA e mercenari per tutelare i propri interessi, e forse non sempre in maniera trasparente.

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Giovedì ho partecipato ad un incontro promosso da Umberto Ambrosoli (Patto Civico) e PD in Regione Lombardia per presentare la bozza di linee di indirizzo che dovranno disegnare la legislazione in tema di tirocini in Regione Lombardia. Al termine dell’incontro il direttore del settore Lavoro si è detto disponibile a ricevere, entro lunedì, proposte e osservazioni. Eleonora Voltolina della Repubblica degli Stagisti ha già presentato le sue idee, a queste vorrei aggiungere le seguenti:

art.1

Nella definizione di tirocini di reinseramento per soggetti particolarmente fragili non sono compresi i soggetti indicati dal regolamento europeo 800/2008 (art 2, comma18), ovvero:

  • chi non ha un impiego regolarmente retribuito da almeno sei mesi;
  • chi non possiede un diploma di scuola media superiore o professionale (ISCED 3);
  • lavoratori che hanno superato i 50 anni di età;
  • adulti che vivono soli con una o più persone a carico;
  • lavoratori occupati in professioni o settori caratterizzati da un tasso di disparità uomo-donna che supera almeno del 25% la disparità media uomo-donna in tutti i settori economici dello Stato membro interessato se il lavoratore interessato appartiene al genere sottorappresentato;
  • membri di una minoranza nazionale all’interno di uno Stato membro che hanno necessità di consolidare le proprie esperienze in termini di conoscenze linguistiche, di formazione professionale o di lavoro, per migliorare le prospettive di accesso ad un’occupazione stabile.

Al comma 19, la Comunità Europea dà un’ulteriore specifica rispetto alla categorizzazione dello svantaggio e definisce per la prima volta in via formale il “lavoratore molto svantaggiato” come il lavoratore senza lavoro da almeno 24 mesi.

Appare opportuno inserire quindi all’art. 1 nella definizione c) oltre ai tutelati dalla legge 68/99 e dalla legge 381/99 anche i “lavoratori molto svantaggiati” e i soggetti inseriti in percorsi di reinserimento tramite la mediazione dei servizi sociali

 

Art 2.1

Si assegna al soggetto promotore il compito di garantire la regolarità del tirocinio ma vi sono aspetti che il soggetto non può verificare, a titolo d’esempio:

  • il numero dei dipendenti del soggetto ospitante
  • il numero di tirocini attualmente in corso
  • se l’azienda ha effettuato o meno licenziamenti negli ultimi 12 mesi per mansioni analoghe
  • se l’azienda è regola con la legge 68/99

La richiesta di questa documentazione all’azienda richiede una legittimazione istituzionale tipica di una funzione ispettiva come quella dell’ispettorato del lavoro. In pratica si sta chiedendo agli enti promotori di assolvere un compito che non è il loro e per il quale non hanno ne il mandato istituzionale ne gli strumenti per poterlo assolvere.

 

Art 3.5

Si indica che “il soggetto ospitante potrà delegare il compito di effettuare tale comunicazione (ovvero la comunicazione obbligatoria) in sua vece, tra gli altri, al soggetto promotore”. Questo è possibile solo quanto l’ente promotore sia un centro per l’impiego pubblico. Per enti promotori privati, ad oggi, il sistema non permette di segnalare l’avvio di un tirocinio in enti terzi. Andrebbe meglio specificato così: “il soggetto ospitante potrà delegare il compito di effettuare tale comunicazione in sua vece, tra gli altri, al soggetto promotore qualora questo sia un Centro per l’Impiego pubblico”

Così, per dire, ma non troppo, sono andato a vedere come se la passa Pippo Civati, attaccato a destra e a manca, ma più a destra, per le sue prese di posizione che, inspiegabilmente, rimandano al rispetto degli accordi presi con gli elettori che il PD sembra aver dimenticato.

Ecco, Paola Binetti è più disobbediente del discolo brianzolo.

civati binettiAnche se il vero ribelle del PD, in Parlamento, è il deputato pugliese Michele Pelillo

civati pelillo

 

I discorsi più celebri dei grandi politici vengono nominati con dei nomi, “I have a dream” di Martin Luther King a Washington il 28 agosto del 1963, “Yes we can” di Obama durante le primarie del 2008 in New Hampshire, “Stay hungry, stay foolish” di Steve Jobs alll’università di Stanford nel 2005, “Ich bin ein Berliner” di John Kennedy a Berlino il 26 giugno del 1963 e così via. Sono discorsi citati, ripresi, riutilizzati.

Forse anche Eugenio Cominicini, sindaco di Cernusco dovrebbe iniziare a dare un titolo al suo discorso di insediamento del 28 maggio 2012 quando ha aperto il Consiglio Comunale dopo la sua rielezione. Il perchè è subito spiegato, ecco alcuni passaggi del suo discorso, che trovate in forma integrale qui:

L’onore e l’emozione che vivo anche questa volta in tale momento ufficiale sono spiegabili solo con il fatto che quanto compiamo questa sera è una sorta di rito laico, di liturgia solenne (dove “liturgia”, per altro, significa “azione del popolo”) che scaturisce dalle regole della democrazia. Democrazia che vede nella Repubblica e nella sua Costituzione i baluardi ed i riferimenti per ogni azione da compiere. Proprio questa settimana, il 2 Giugno, celebreremo il 66° anniversario della Repubblica italiana e anche questa volta avrò il piacere di consegnare ai giovani che in questo anno compiono la maggiore età, una copia della Carta costituzionale, perché venga sottolineato – come accade appunto nelle liturgie – il senso ed il profondo significato di una appartenenza comunitaria e di un nuovo status che viene ad essere acquisito.

Ed ecco cosa dice un paio di settimane dopo il Sindaco di Todi:

Quanto compiamo quest’oggi è una sorta di liturgia solenne (dove “liturgia”, per altro, significa “azione del popolo”) che scaturisce dalle regole della democrazia. Democrazia che vede nella Repubblica e nella sua Costituzione i baluardi ed i riferimenti per ogni atto da compiere. Proprio alcuni giorni fa, il 2 Giugno, celebrando il 66° anniversario della Repubblica italiana, ho avuto il piacere di consegnare ai giovani che in questo anno compiono la maggiore età, una copia della Carta costituzionale, perché venisse sottolineato – come accade appunto nelle liturgie – il senso ed il profondo significato di una appartenenza comunitaria, accompagnata da un nuovo status che viene ad essere acquisito dai diciottenni: quello di elettori.

Insomma ha cambiato solo i tempi verbali, e si potrebbe andare avanti con altri pezzi del discorso, che praticamente ha fotocopiato…

Passa un anno ed è il Sindaco di Castel d’Azzano ad ispirarsi a Comincini infatti, mentre il sindaco di Cernusco scriveva:

Cinque anni fa, in questa stessa occasione, ricordai che «l’etimologia della parola “sindaco” rimanda al greco Sýndikos, che significa “amministratore di giustizia”». Un amministratore, un giudice, ha certo molti collaboratori per poter adempiere al proprio ruolo, ma in ultima analisi resta lui solo a dover decidere come “amministrare la giustizia”; così accade che l’impegno assunto – nonostante consenta e in qualche modo costringa ad avere relazioni anche intense con molte persone, con tante realtà organizzate, con numerose altre istituzioni – di fatto porti a vivere una sorta di solitudine. (…) Molte responsabilità si riversano sulle spalle di un Sindaco, di Assessori, di Consiglieri comunali; ma – mi sia consentito – certamente tale peso è maggiormente portato dal primo cittadino, che in verità è anche l’ultimo, poiché si mette al servizio di tutti.  (…) Davanti a noi stanno anni difficili, per i quali non possiamo ancora intravedere un orizzonte meno agitato e fosco; ma il mio ruolo mi impone di credere fermamente solo in un sogno positivo; come Amministrazione vogliamo usare ogni nostra energia perché nonostante la crisi e le grandi difficoltà si possa sognare e costruire una città ancora migliore di quella che viviamo. (…) Ci impegniamo, all’inizio di questo nuovo mandato, in un clima generale del Paese che non è certo favorevole alla politica, anzi, che vede in essa una delle cause dei mali stessi del Paese. Se siamo qui, se ci siamo candidati e ci siamo impegnati, è perché abbiamo un’idea diversa della politica rispetto a quello che forse oggi pensa la maggioranza degli italiani: crediamo ancora nel servizio, siamo certi che dedicare una parte della nostra vita al bene pubblico sia un utile dovere civile, aborriamo i privilegi, agiamo con passione contagiante, siamo disinteressati (nel senso – ovviamente – di non avere tornaconti personali), non ci mancano le idealità, crediamo nella coerenza.

Il neo sindaco veneto sintetizzava:

Ma il nostro primo impegno deriva proprio dall’etimologia della parola “sindaco”, che rimanda al greco Sýndikos, che significa “amministratore di giustizia” – è questo il nostro primo impegno: amministrare con giustizia nell’interesse di Castel d’Azzano consci che molte sono le responsabilità che si riversano sulle spalle del Sindaco, degli Assessori e di Consiglieri comunali ma per questo non dimenticheremo mai ciò che abbiamo scritto nella prima pagina del nostro programma elettorale con cui ci siamo presentati ai cittadini “La politica è la forma più alta del pensiero umano per costruire la nostra vita insieme”. (…) Abbiamo davanti anni difficili – sappiamo che quando il mare è burrascoso è più difficile portare la nave al porto ma per natura io sono sempre positivo: il mio ruolo mi impone di credere fermamente solo in un sogno positivo; come Amministrazione vogliamo usare ogni nostra energia perché nonostante la crisi e le grandi difficoltà si possa sognare e costruire un paese migliore. (…) Ci vogliamo impegnare al massimo per il buon governo di CdA, in un clima generale del Paese che non è certo favorevole alla politica, anzi, che vede in essa una delle cause dei mali stessi del Paese. Se siamo qui, se ci siamo candidati e ci siamo impegnati, è perché abbiamo un’idea diversa della politica rispetto a quello che forse oggi pensa la maggioranza degli italiani: crediamo ancora nel servizio, siamo certi che dedicare una parte della nostra vita al bene pubblico sia un utile dovere civile, siamo contro i i privilegi e vogliamo contribuire a far di nuovo innamorare la nostra gente della politica e del bene comune.

Per non parlare del discorso del 2007 quando il neo sindaco Comincini diceva in aula:

Voglio allargare lo sguardo e pensare che, insieme, il Sindaco, la sua Giunta e il Consiglio possano costruire un modello nuovo di città a cui anche altri possano guardare: un modello che parta dal voler ricostruire la comunità civile che qui vive, spesso assopita e in questi ultimi anni lacerata.

Frase ripresa e ripetuta pari pari in altre sedi dai sindaci di Giustenice nel 2009 (anche lui abile fotocopiatore),  di Brisigarella e di Caldonazzo nel 2010, tra gli altri.

E chissà quanti neo sindaci si sono ispirati ai discorsi di insediamento di Eugenio, visto che i post più visitati in periodi post elettorali sono proprio quelli dei primi interventi in aula. Dai quindi forza Eugenio dai dei titoli ai discorsi così i tuoi colleghi sindaci potranno citarti a dovere!

Aggiornamento EPIC FAIL!
Ah ah ah, ieri ho pubblicato questo post e tra i sindaci copioni c’è Antonello Panuccio neosindaco di Castel d’Azzano. Sul suo sito personale aveva pubblicato il discorso, dopo il mio post, deve aver pensato bene che la cosa migliore fosse cancellare ogni traccia e ha tolto il testo del suo intervento, ma Google ha le cache che mantengono la memoria, per fortuna, e quindi eccolo di nuovo qui, bello e disponibile: http://webcache.googleusercontent.com/search?q=cache%3AH5S1Zy2OuHMJ%3Awww.panuccio.it%2Fwordpress%2F%3Fp%3D109&hl=it&gl=it&strip=1 Caro sindaco copione, dalla rete non si scappa!

Questo dovrebbero scrivere su ogni Slot Machine che si trova in un bar, in un locale, in una sala giochi. Perché è vero.

Il gioco, se è con i soldi, se è d’azzardo, uccide la socialità perchè per ogni persona che si gioca cinque euro una volta all’anno ve n’è un’altra che ci lascia stipendio, pensione e casa. Troppe sono le persone che ho incontrato per lavoro e non che dietro alle macchinette si sono rovinate una vita, hanno distrutto la propria famiglia e ora, pentite, forse vorrebbero cambiare ma la scimmia del gioco non le molla.

A gennaio ero in un tabaccaio di Cernusco, un negozio dedicato agli articoli da fumo con pipe e sigari in esposizione. Vi ero entrato per pagare il canone RAI, prima di me una decina di persone. Tutte, ma proprio tutte, per giocare al Lotto. Il tabaccaio, che forse avrà aperto quel negozio per condividere la sua passione, sconsolato dietro al bancone che passa schedine da 5, 10, 25 euro alla volta. E a giocare sono pensionati e disoccupati.

Alimentare l’illusione della vincita equivale ad indurre alla propria distruzione. Almeno lo stato investisse parte dei suoi lauti ricavi in servizi per contrastare la ludopatia, ma neanche questo. E allora ben venga l’iniziativa di diversi sindaci, tra cui quello di Cernusco, che chiedono il bando o una stretta regolamentazione delle macchinette, almeno per allontanare la tentazione e proteggere chi è più fragile e da solo non riesce a farlo.

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Guardavo i risultati elettorali a Sabaudia dove il PD non si è presentato alle elezioni e al ballottaggio ha vinto il candidato di Fratelli d’Italia contro quello del PDL, e mi è tornato in mente  lo zio Peppino, altrimenti conosciuto come il partigiano Giuseppe Comi, che andava in giro per la città del Lazio con la suoneria del cellulare che mi aveva fatto comporre con i toni, siamo nei primi anni 2000, che intonava Bandiera Rossa.
Quando gli mi ha chiesto come faceva a farla partire senza una chiamata in ingresso e io l’ho guardato interrogativo, mi ha detto, “C’è il macellaio che è un fascista, devo fargli ascoltare Bandiera Rossa ogni volta che mi vende la carne”.
Hasta siempre, zio!

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Vi ricordate lo scandalo delle assunzioni nell’azienda pubblica dei trasporti romana?

Fu denominata parentopoli perchè dopo l’elezione di Gianni Alemanno in Campidoglio l’azienda ha imbarcato più di 850 persone, tutte per chiamata diretta e legate da rapporti familiari o politici ad esponenti del centrodestra locale, dirigenti aziendali e sindacalisti.

Vi ricordate lo scandalo dell’altra società controllata dal comune di Roma, l’AMA? Dove, partire dal 2008, sono stati assunti, tra gli altri, il genero dell’ad Franco Panzironi, braccio operativo della Fondazione alemanniana Nuova Italia; la figlia del caposcorta del sindaco, Giorgio Marinelli, il quale aveva già provveduto a piazzare il primogenito in Atac; la compagna dell’ex capogruppo pdl in Campidoglio, ora traslocato a La Destra, Dario Rossin; oltre alla solita pletora di mogli, cognati e cugini di vari pidiellini di secondo piano, ma assai utili in campagna elettorale.

Pure la Sora Cesira ci aveva dedicato una canzone…

 

Ora, non mi sembra una grande idea questo manifesto pensato per il ballottaggio delle elezioni di Roma, dove il candidto del PD Marino è presentato contro la famiglia… di Alemanno.

marino è contro la vita e la famiglia di alemanno

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well

Nel post odierno dove attacca un po’ tutti quelli che criticano il Movimento 5 stelle, da Rodotà a Civati, affonda contro Bersani e scrive:

Belìn, questo ha perso più battaglie del general Cadorna a Caporetto e ci viene venduto da Floris come Wellington a Trafalgar.

Passi per la critica politica, ma almeno la storia…

A Trafalgar si è combattuta tra inglesi e franco-spagnoli, grande sconfitta per le truppe napoleoniche. Ecco, a capo della flotta di sua Maestà, però non c’era Wellington ma il vice-ammiraglio Horatio Nelson. Bisogna anche raccontare che Nelson fu ferito a morte da un colpo di moschetto che gli perforò un polmone: restò in vita abbastanza da sapere della vittoria dell’Inghilterra. Che poi a guardar bene vuol dire uno che vince la battaglia, ma non la guerra, e che muore nello scontro, la perfetta parabola di Bersani…

Forse il comico si è confuso con Sir Arthur Wellesley, I duca di Wellington che dopo il ritorno di Napoleone Bonaparte dall’isola d’Elba, assunse il comando delle forze anglo-alleate schierate in Belgio e vinse, insieme all’esercito prussiano del feldmaresciallo Gebhard von Blücher, la battaglia di Waterloo che determinò la sconfitta definitiva dell’imperatore francese.

Ad essere proprio precisi anche il riferimento a Cadorna è sbagliato, infatti a Caporetto perse una sola volta, una sola battaglia, la dodicesima dell’Isonzo.

Un ripasso sulle vicende storiche, se proprio le si vuole citare, non sarebbe sgradito.

Aggiornamento: dopo la segnalazione la manina del blog ha corretto il riferimento, senza naturalmente aver cura di segnalare l’errore, come trasparenza vorrebbe

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Le prima pagine dei quotidiani di oggi dicono molto su come si interpreta il lavoro dei predi di frontiera.
Alcuni giornali hanno dedicato la parte più importante della prima pagina al saluto a don Gallo

secolo_xix18

manifesto16 fatto10

 

Altri hanno un rimando in prima pagina della notizia:

Repubblica repubblica22

L’unità

unità16La stampa

stampa20E anche testate locali come il Messaggero di Roma, il Mattino di Napoli, la Nuova Sardegna ecc..

messaggero19mattino22lanuovasardegna_sassari18

Ma come lo riporta il quotidiano dei Vescovi Italiani, L’Avvenire. La notizia della scomparsa di un prete conosciuto e stimato da tanta gente trova spazio nella prima pagina del giornale? Eccola:

avvenire19La notizia non c’è, anche se di box e boxxettini ce ne sono molti. Cerco allora sul sito del giornale ed ecco la loro home page, per aiutarvi nel trovare la notizia ho messo una freccia…:

avvenireDirei che il messaggio è chiaro…

AFOL è la sigla che identifica le Agenzia di Formazione Orientamento Lavoro delle provincie di Milano e di Monza. Hanno il compito di gestire i centri per l’impiego e i pacchetti formativi professionali. A Milano che ne sono 5 e una in Provincia di Monza e della Brianza, interamente partecipata dalla provincia stessa.

E’ chiaro che seppur legate a filo doppio alle istituzioni, in nessun modo devono avere un’appartenenza politica, ma qualcuno, tra chi amministra la pagina Facebook dell’agenzia di Monza non sembra essere dello stesso parere, infatti:

afol destraHa aderito al gruppo Facebook “Noi di Destra nel PDL”. Una cosa, quantomeno, da censurare.

Aggiornamento del 6/6/2013:

Afol Monza Brianza ha risposto alla mia segnalazione:

afol

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Qualche giorno fa mio nonno riceve una lettera indirizzata a suo padre, morto nel ’64. Fortunatamente non ha cambiato residenza negli ultimi 49 anni. L’apre. Il mittente è il Comune di Cernusco che avvisa che è scaduta la concessione per il loculo nel cimitero dove il mio bisnonno è sepolto. L’erede deve quindi rivolgersi allo sportello comunale per decidere il da farsi.

Allo sportello l’impiegato indica che ci sono tre possibilità:

  1. trasferire i resti nell’ossario comune;
  2. rinnovare per altri 20 anni la concessione per un migliaio e rotti di euro;
  3. trasferire i resti in un altro loculo per la stessa cifra più 150 euro per le spese di spostamento.

All’apparenza la seconda soluzione sembra la migliore, ma, e c’è un ma, siccome la vecchia concessione scadeva nel 2004 il rinnovo non sarebbe per 20 anni ma per 11. Se invece si fa un cambio di loculo, anche se di uguale misura, si azzera il conteggio e quindi la nuova concessione durerebbe 20 anni.
Oggi sono in vita poche persone che conoscevano il bisnonno, quelle che lo vanno a trovare al cimitero fanno il giro da tanti anni, trasferirlo non avrebbe senso.

Mio nonno, che è persona pratica, si offre di pagare la concessione ventennale più i 150 euro dovuti in caso di cambio di posto, ma chiede di non spostare suo papà. Insomma paga per lo spostamento, ma risparmia al comune i costi dello stesso con il duplica vantaggio di non creare problemi a chi ancora va a trovare il bisnonno e di sistemare la questione per i prossimi vent’anni.

Ma il Comune di Cernusco non accetta, o si sposta, e allora vale per 20 anni, o se rimane lì allora lo stesso pagamento varrà solo per 11 anni.

La domanda è, ma che senso ha spingere verso uno spostamento delle tombe? Credo che si possa fare qualche cambiamento per migliorare la situazione di tutti, casse comunali comprese…

Aggiornamento 27 maggio 2013: ecco la busta, intestata al bisnonno Carlo

busta

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Era il 25 gennaio, prima delle elezioni politiche, prima del boom di Grillo, prima del recupero del PDL, prima di Maroni Governatore lombardo etc.. e così scrivevo:

previsione prodi

Oltre al fatto che ho indovinato due su tre dei nomi che girano ora per il Quirinale, sembra impressionante che il PD non abbia accettato la proposta di sostenere Rodotà e aprire quindi una strada per il governo del cambiamento, con il Movimento 5 Stelle, che tanto ha cercato in questi 50 giorni dalle elezioni.

 

I grandi elettori che da oggi voteranno per il Presidente della Repubblica sono così divisi

– PD*: 203 deputati + 110 senatori + 25 rappresentanti regionali= 438
– PDL**: 107 + 100 + 23= 230
– M5S: 109 + 54 + 0= 163
– Monti e UDC: 47 + 19 + 2= 68
– SEL: 37 + 7 + 1= 45
– Lega Nord: 18 + 17 + 4= 39
– SVP: 5 + 6 + 1= 12
– UVD: 1 + 1 + 1= 3
– Mov Italiani all’estero: 2 + 1= 3
– Pdci: 1
– USEI: 1
più i senatori a vita

* compresi Centro democratico, Patto Civico e Il Megafono
** compresi Fratelli d’Italia e Grande Sud

Ora guardiamo i vari candidati

Marini raccoglie 2/3 del PD, Monti e PDL= 590 voti pari al 58%
Rodotà potrebbe raccogliere PD, SEL, M5S, Pdci= 647 voti pari al 64%

I grandi strateghi mi potrebbero spiegare dove sarebbero le grandi intese votando Marini rispetto a Rodotà?

Forse occorre rinfrescare la memoria storica e vedere che i Presidenti della Repubblica sono stati eletti, quasi sempre con maggioranze intorno al 60% come indica la grafica qui sotto:

Per il secondo anno il Comune di Cernusco sul Naviglio ha dato vita alla lodevole iniziativa di destinare un aiuto economico alle famiglie in difficoltà per sostenere la pratica sportiva dei minori. E’ importantissimo riconoscere nello sport una valenza educativa fondamentale per la crescita dei giovani, ed è anche giusto che le barriere economiche non siano un ulteriore ostacolo per chi già fa fatica su altri versanti.

Quest’anno però, anche l’anno scorso, solo che non ci avevo pensato, è stata pubblicata on-line la graduatoria dei minori che hanno diritto al contributo. Il criterio principale è quello dell’ISEE, i primi in graduatoria sono i minori il cui coefficiente economico è più basso. Insomma, scorrendo l’elenco dei beneficiari è facile intuire la situazione economica delle famiglie.

Il dato economico in se non rientra tra i dati sensibili, così come definiti dalla legge, però è stato chiarito che la condizione sociale, le prestazioni sociali ricevute, titoli di studio formazione ed esperienze di lavoro, la solvibilità del debitore, il reddito percepito o il patrimonio posseduto non rientrano nel trattamento severo riservato ai dati sensibili (ma sono comunque tutelati dalla legge sulla privacy). Non vi è quindi, credo una violazione alcuna di legge, però mi pongo alcune questioni:

– il contributo è destinato a minori tra i 6 e 17 anni, comprendendo anche tutta la fascia degli adolescenti. Come si sa è un periodo della crescita dove il riconoscimento dei pari è fondamentali, forse non si ha piacere nel finire tra le liste dei “poveri” di Cernusco, soprattutto se questo sono on-line e quindi consultabili da tutti gli amici.

– esiste, riconosciuto dalla legge, anche se non normato nel dettaglio, il diritto all’oblio. E’ probabile che non esista un’indicazione rispetto ai tempi in cui la graduatoria debba rimanere pubblicata sul sito comunale. La stessa presenza del file permette lo scaricamento e il salvataggio su qualsiasi pc. Chi garantisce che questi dati vengano cancellati da ogni supporto affinché non siano pregiudiziali nel futuro per nessuno di questi ragazzi e bambini?

– infine potrebbe anche essere che qualche famiglia in difficoltà rinunci a chiedere il contributo per non rendere pubblica la propria situazione.

Naturalmente la trasparenza è fondamentale, ma anche l’attenzione ai dati personali, soprattutto se si tratta di minori. Le soluzioni potrebbero essere molte, pubblicare la graduatoria indicando i minori con un codice, pubblicare solo in formato cartaceo l’esito comunicando invece via mail ai singoli interessati e così via…

Spero che gli assessori facciano un pensiero in proposito perchè questa bella iniziativa venga privata anche di questa piccola ombra o pericolo di stigma.