Il 25 novembre visto dalla terra delle Sorelle Mirabal
Il 25 novembre 1960, sulla strada che collega Santiago con Puerto Plata, Patria, Minerva e Maria Teresa Mirabl venivano rapite, insieme a Rufino de la Cruz, uccise e gettate in un dirupo per simulare un incidente stradale. Solo allora il tenente dell’esercito dominicano Peña Rivera informò il dittatore Trujillo: “Signore, missione compiuta”.
Minerva e Maria Teresa erano parte attiva del movimento di resistenza alla dittatura 14 de Junio, guidato proprio da Minerva e dal marito Manolo Tavarez Justo. Con i mariti, e con il marito di Patria, organizzavano la resistenza armanta e furono arrestate e giudicate colpevoli di sedizione nel maggio del 1960. Non era il primo arresto, già in precedenza le due donne si erano trovate nelle carceri dominicane dove erano state turturate e violate da uomini dei servizi segreti. Patria non partecipava direttamente alla lotta ma appoggiava gli sforzi delle sorelle e concedeva la sua casa per le riunioni del movimento, casa che fu incendiata dai sicari del dittatore.
Dopo l’arresto del maggio del 60, le due sorelle furono messe in libertà ad agosto e i mariti trasferiti dalla prigione di Salcedo, dove risedevano, a quella di Puerto Plata, ufficialmente per essere sottoposti ad interrogatori e a confronti con altri detenuti, ma in realtà per spingere le sorelle a percorrere le strade isolate di montagna per andarli a vedere. Il 25 novembre, nonostante il parere negativo di Dedè Mirabal, seconda sorella in ordine d’età, Patria, Minerva e Maria Teresa, che nel frattempo avevano ricominciato ad organizzare assemblee segrete del movimento 14 de junio usando sempre il loro nome in codice “MAriposas” (“Farfalle”), decisero di andare a Puerto Plata dove però li attendevano i sicari del dittatore.
L’odio di Trujillo per le sorelle, e per Minerva in particolare, non era legato solo alle sue attività clandestine ma al fatto che per ben tre volte Minerva aveva rifiutato in pubblico le sue avance. Trujillo, infatti, si comportava come padrone della nazione, e della vita di tutti i dominicani, con una particolare passione per avventure sessuali con giovani e giovanissime, fossero queste figlie di contadini o dell’alta borghesia o dei suoi ministri. L’affronto di Minerva, laureata in giurisprudenza a cui fu sempre impedito di esercitare per diretto ordine del dittatore, non fu mai perdonato da Trujillo.
Per queste ragioni, il 25 novembre è stato scelto come Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne, perchè le sorelle subirono in vita, fino alla morte, quell’odio dell’uomo potente che non accetta il rifiuto e che odia molto di più quando a tenergli testa è una donna. Infatti, se fosse stato solo per un calcolo politico militare sarebbe stato molto più logico eliminare Manolo e gli altri capi della guerriglia e non le sorelle. Il dittatore volle dare un segnale ben preciso, non accettava un’insubordinazione da una donna. Quello che non calcolò è che l’omicidio delle sorelle Mirabal, con altri fattori interni ed esterni, fù uno dei fatti che accelerò la sua fine.
Nel corso di questi anni ho avuto modo di conoscere da vicino la storia delle sorelle, a partire da quegli incontri, dolci e delicati, con Dedé Mirabal, donna forte che ha cresciuto nell’amore i propri figli e quelli delle sorelle. Donna che è venuta a mancare il febbraio scorso. Oggi, tra poco, andrò all’atto di commemorazione dell’omicidio delle sorelle presso la casa museo dove vissero insieme, per proteggersi a vienda, gli ultimi mesi della loro vita.
Calamandrei, in una famosa frase diceva, “Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati.“, oggi andrò in pellegrinaggio in uno di quei posti segnato dalla violenza, al centro di una provincia che porta proprio il nome delle Sorelle Mirabal, a poche centinaia di metri dalla casa dove ora vivo, non per commemorare, ma per fare memoria viva e per raccogliere le energie e continuare nel lavoro che qui stiamo facendo, partendo proprio dal Centro di Attenzione alle Vittima di Violenza Domestica per il quale sto scrivendo un progetto di gestione di un fondo economico destinato alle donne maltrattate.
PS: per completare la storia, Manolo Justo Tavarez fu ucciso mentre combatteva nel 1963 contro l’invasione USA della Repubblica Dominicana che realizzò un golpe contro il governo eletto di Juan Bosh per favorire l’elezione di Joaquin Balaguer, già primo ministro di Trujillo
Donne favolose
14 favole ispirate a donne reali che lottano tutti i giorni per migliore la loro comunità. Da Margherita Hack a Angela Davis, da Malala a Ilaria Alpi. Pensato per i bambini ma ottimo anche per gli adulti.
Lo presento qui: https://robertocodazzi.it/cooperazione-sociale/donne-favolose/HAITI: IL TERREMOTO SENZA FINE
Haiti è uno dei Paesi più ignorati dai media occidentali. Protagonista della prima rivoluzione guidata da ex schiavi, ma anche terra di conquista per il capitalismo nordamericano. Il 12 gennaio 2010 la sua capitale è stata distrutta da un terremoto: una frattura insanabile nella storia dello Stato caraibico. Per poche settimane i riflettori del mondo si sono accesi su quella terra, e molti vip hanno promosso in prima persona l’idea del build back better, ‘ricostruire meglio’. Ma cos’è successo in questi dieci anni?
Ne parliamo nel libro Haiti: il terremoto senza fine
Haiti: l’isola che non c’era
Nel gennaio del 2011 è uscito il libro curato da me e Helga Sirchia dedicata alla storia e alla situazione sociale di Haiti, con contributi dei più importanti studiosi dell'isola e dei soci di ColorEsperanza.su twitter
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