Due anni di cooperazione per la ricostruzione di Haiti stanno portando reali benefici al paese?
Si, la risposta è affermativa, non potrebbe essere altrimenti, ma forse non tutto è andato per il meglio.
Partiamo dai fondi disponibili: gli enti donatori sono a circa della metà dei fondi promessi e l’impressione e che quelli che mancano difficilmente arriveranno sull’isola. C’è la crisi, ci sono altre priorità, è arrivata la crisi somala, non c’è una pressione della stampa, insomma, Haiti interessa proprio a pochi.
I finanziamenti, poi sono legati a due linee di gestione, una che passa direttamente per il coordinamento delle ONG, l’altra che gode della mediazione del governo haitiano. Questa seconda linea, la più corretta istituzionalmente e la più ricca di fondi, ha però il forte handicap data dall’instabilità politica che vede il presidente Martelly assolutamente inadeguato a gestire l’emergenza, e un parlamento gestito da un partito avverso che ha reso impossibile l’insediamento di un governo fino all’autunno scorso.
Quinbdi: pochi fondi, con difficoltà d’accesso.
A questo va aggiunto che alcune ONG scelgono di operare al di fuori dei coordinamenti per poter godere del massimo della visibilità mediatica poiché scelgono di agire soprattutto con fondi privati. Questo genera ancora di più confusione e mancanza di omogeneizzazione dell’intervento.
Le macerie a Port-au-Prince sono ancora per più della metà a terra. I senza tetto sono calati da 1.500.000 a 500.000, ma questi probabilmente non troveranno soluzione. Tutte le previsioni portano a credere che se non si cambierà modalità e portata dell’intervento le tendopoli diventeranno baraccopoli, la situazione alimentare e sanitaria peggiorerà nei prossimi mesi e si lascerà Haiti sempre più esposta ai disastri naturali, oltre ai terremoti o, soprattutto gli uragani.
Sono stimati 10/15 anni per tornare alla situazione pre-terremoto, che era quella dello stato più povero delle Americhe. Ma ora l’obiettivo sembra allontanarsi…
Con Gianluca Galli, coordinatore regionale di Concern Worldwide, praticamente governatore de facto dell’isola di Gonave, ne ho parlato venerdì scorso in una conferenza che vi propongo qui nella versione integrale.
Donne favolose
14 favole ispirate a donne reali che lottano tutti i giorni per migliore la loro comunità. Da Margherita Hack a Angela Davis, da Malala a Ilaria Alpi. Pensato per i bambini ma ottimo anche per gli adulti.
Lo presento qui: https://robertocodazzi.it/cooperazione-sociale/donne-favolose/HAITI: IL TERREMOTO SENZA FINE
Haiti è uno dei Paesi più ignorati dai media occidentali. Protagonista della prima rivoluzione guidata da ex schiavi, ma anche terra di conquista per il capitalismo nordamericano. Il 12 gennaio 2010 la sua capitale è stata distrutta da un terremoto: una frattura insanabile nella storia dello Stato caraibico. Per poche settimane i riflettori del mondo si sono accesi su quella terra, e molti vip hanno promosso in prima persona l’idea del build back better, ‘ricostruire meglio’. Ma cos’è successo in questi dieci anni?
Ne parliamo nel libro Haiti: il terremoto senza fine
Haiti: l’isola che non c’era
Nel gennaio del 2011 è uscito il libro curato da me e Helga Sirchia dedicata alla storia e alla situazione sociale di Haiti, con contributi dei più importanti studiosi dell'isola e dei soci di ColorEsperanza.su twitter
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