Migranti: bisogna cambiare le politiche italiane ed europee
Durante lo scorso Consiglio Comunale si è discusso un ordine del giorno che nasce dal tragico evento, ennesimo, che ha visto la morte di diverse decine di persone al largo della Calabria.
Ecco il mio intervento:
L’ordine del giorno presentato oggi dalla consigliera Zecchini mi porta a fare alcune riflessioni partendo da due eventi storici.
Nel periodo tra l’ascesa al potere dei nazisti nel 1933 e la resa della Germania nazista nel 1945, più di 340.000 ebrei emigrarono dalla Germania verso l’Austria. Dopo che la Germania annesse l’Austria nel marzo del 1938, le nazioni dell’Europa occidentale e delle Americhe temerono un’ondata di rifugiati. 300.000 persone si misero in fila fuori dai consolati statunitensi sperando di ottenere uno dei 27.000 visti concessi allora dalle quote di immigrazione. La maggior parte non ottenne mai il visto. Alla Conferenza di Evian, nel luglio del 1938, la Repubblica Dominicana fu l’unico paese a dirsi disposto a ricevere un alto numero di rifugiati, seguita poi dalla Bolivia, e accolse circa 30.000 emigrati ebrei.
Nel maggio-giugno del 1939, gli Stati Uniti rifiutarono di accogliere più di 900 profughi ebrei salpati da Amburgo, in Germania, a bordo della St. Louis. Fu negato l’ingresso alla maggior parte dei passeggeri e la nave fu obbligata a fare ritorno in Europa. Dei 908 passeggeri a bordo della St. Louis che rientrarono in Europa, 254 (quasi il 28%) morirono durante l’Olocausto.
Oggi viene spontaneo chiedersi come fu possibili che nazioni che si dicevano democratiche potessero essere così spietate nel negare l’accoglienza a chi in patria soffriva un regime di segregazione e, poi, di sterminio.
La seconda immagine che mi è venuta in mente, sentendo le parole del ministro Piantedosi che accusa le madri (chissà come mai non i padri) di mancare di giudizio nel mettere in mare i propri figli sapendo che potrebbero morire, l’immagine, dicevo, è quella delle persone bloccate ai piani alti delle Torri Gemelli in fiamme dopo gli attentati che pur di non morire bruciate si gettarono nel vuoto. Un ultimo disperato tentativo di scampare alla morte.
E questo è la traversata del Meditterraneo o delle altre drammatiche rotte di accesso all’Europa, un ultimo disperato tentativo di scappare alla morte nei paesi di origine o nei paesi di transito e detenzione dove vengono trattenuti in campi di concentramento finanziati anche dai soldi europei ed italiani.
A prescindere da cosa pensi, un Ministro degli Interni (garante cioè della pubblica sicurezza) non dovrebbe mai esprimere giudizi morali su casi nei quali ha responsabilità dirette. Men che meno se non conosce le circostanze, la storia, l’identità delle vittime. Il giudizio morale, “la disperazione non può giustificare viaggi pericolosi per le vite dei figli”, diventa grottesco oltre che inopportuno quando si appura che le persone in questione provengono da posti dove sono in corso conflitti e persecuzioni come Afghanistan, Pakistan e Kurdistan.
Nel dibattito si è citata l’agenzia Frontex come organismo incaricato di controllare i confini europei. Ricordo che nell’ottobre 2022 il Parlamento Europeo respinse l’approvazione del bilancio dell’agenzia perchè “L’agenzia non è riuscita a proteggere i diritti fondamentali dei migranti e dei richiedenti asilo e, secondo i media, è stata coinvolta in operazioni di respingimento illegale di almeno 957 rifugiati tra marzo 2020 e settembre 2021.”
Citando Civati: Nel mare ci sono i coccodrilli è il titolo di un libro di Fabio Geda, dedicato al tema dell’immigrazione. E se nel mare ci sono i coccodrilli, gli squali, quelli no, non stanno in mare, stanno sulla terraferma. Sono quei politici che fanno esercizio quotidiano di xenofobia e di irresponsabilità verso la vita delle persone. Persone che per loro evidentemente lo sono solo fino ad un certo punto.
Gli squali che vivono e governano qui da noi hanno altri amici squali al di là del mare, nei campi libici, sulle motovedette, nell’uso reiterato della violenza e della sopraffazione per “gestire” i flussi migratori.
Esistono le lacrime di squalo, variante di quelle dei coccodrilli già citati, perché prima si fa di tutto per evitare che le persone in mare siano soccorse, poi si piangono i morti, dando la colpa a chi li fa partire (cioè, in fondo, a loro stessi, perché sono loro a voler partire, pensa un po’).
Gli squali impongono codici di condotta, usano espressioni sprezzanti, accusano di complicità i volontari che vogliono salvare vite, evocano complotti, piani per la sostituzione etnica e altre oscenità. Sono al governo ma anche quelli che c’erano prima non hanno fatto molto diversamente (ora però dicono che sono cambiati, quindi tutto a posto).
Donne favolose
14 favole ispirate a donne reali che lottano tutti i giorni per migliore la loro comunità. Da Margherita Hack a Angela Davis, da Malala a Ilaria Alpi. Pensato per i bambini ma ottimo anche per gli adulti.
Lo presento qui: https://robertocodazzi.it/cooperazione-sociale/donne-favolose/HAITI: IL TERREMOTO SENZA FINE
Haiti è uno dei Paesi più ignorati dai media occidentali. Protagonista della prima rivoluzione guidata da ex schiavi, ma anche terra di conquista per il capitalismo nordamericano. Il 12 gennaio 2010 la sua capitale è stata distrutta da un terremoto: una frattura insanabile nella storia dello Stato caraibico. Per poche settimane i riflettori del mondo si sono accesi su quella terra, e molti vip hanno promosso in prima persona l’idea del build back better, ‘ricostruire meglio’. Ma cos’è successo in questi dieci anni?
Ne parliamo nel libro Haiti: il terremoto senza fine
Haiti: l’isola che non c’era
Nel gennaio del 2011 è uscito il libro curato da me e Helga Sirchia dedicata alla storia e alla situazione sociale di Haiti, con contributi dei più importanti studiosi dell'isola e dei soci di ColorEsperanza.su twitter
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