Allora, questa è la situazione nella quale dobbiamo muoverci oggi in Italia.

Devo realizzare una mostra (sulla disabilità, dal 22 al 26 novembre a Monza, tra l’altro), mi serve uno scaffale e qui inizia il dramma:

  • l’ente che finanzia è un ente pubblico, accetta per la rendicontazione solo pagamenti in bonifico, niente assegni o contatti, solo bonifici;
  • il posto dove costa meno è un grande magazzino, 32,90 euro, normalmente sarei entrato, avrei messo lo scaffale sul carrello, l’avrei pagato e in meno di 3 minuti sarei stato operativo;
  • invece, devo fare un ordine d’acquisto, pagare un acconto di 7 euro in contanti che poi mi saranno restituiti, e portare l’ordine in amministrazione della mia azienda, è mercoledì;
  • arrivo in ufficio e mi rendo conto che sull’ordine non c’è l’IBAN, chiamo il negozio e mi dicono che devo andare all’ufficio informazione per aprire la pratica, torno in negozio il giorno dopo, è giovedì;
  • in negozio mi danno un foglio con l’IBAN e un codice, riporto tutto in amministrazione, che fa il bonifico on line nel tardo pomeriggio, viene contabilizzato il giorno dopo, è venerdì;
  • vado martedì mattina in negozio, devo allestire la mostra prima dell’inaugurazione…, mi dicono che non gli risulta ancora l’arrivo del bonifico, chiedo di fare verifiche;
  • torno nel pomeriggio, mi dicono che posso pagare in contanti, portare via il mio scaffale e poi, quando arriverà il bonifico potrò riavere indietro i miei soldi;
  • vado in magazzino al ritiro ordini, spiego la situazione e… tà tà se mi porto via lo scaffale devono farmi una fattura con scritto che è stato pagato in contanti, quindi non accettato dall’ente pubblico;
  • chiedo se è possibile pagare, portar via lo scaffale e fare la fattura quando sarà arrivato il bonifico, naturalmente non si può.

Morale: domani è mercoledì, sono passati otto giorni, non ho il mio scaffale e la mostra apre giovedì, ho fatto almeno 5 viaggi al negozio e consumato non so quanta benzina, le ore dedicate per non avere uno scaffale sono almeno 6. Ora, non lavorerò nell’azienda più smart d’Italia, ma porco cane, vi sembra sensato che si debba fare tutto ciò per 32,90 euro?

Il prossimo che mi parla di accordo sulla produttività lo mando a…

siamo fermi al cambio gomme e pensiamo di essere in corsa!

Aggiornamento:

il giorno dopo torno a prendere lo scaffale, prima di me c’è un tipo a cui hanno sbagliato a fare l’ordine, deve prendere delle prese. Metà sono giuste, metà no. Lui dice, va bene così, datemi quello che avete preparato, ma la commessa insiste che deve evadere esattamente quello pagato. Morale, dopo mezz’ora mollo il colpo. Me ne vado. Torno dopo un’ora, il tipo è ancora lì, disperato. Finalmente tocca a me. Il bonifico è arrivato possono darmi il mio scaffale, ma… NON SI TROVA! Per un quarto d’ora il personale vaga perso nel magazzino, ma il mio scaffale non è al suo posto, finchè uno, che lavorava anche il giorno prima, dice: “AH! l’avevo appoggiato qui”, va lo prende e E’ SCASSATO! Ci sono andati addosso con un muletto! Dopo solo un’altra mezz’ora possono darmi il mio scaffale!

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One Response to #pitstopItalia: ovvero non parlatemi più di produttività

  1. forlaski says:

    Soprattutto non ci vengano più a dire che la vera produttività c’è solo nel privato e mai nel pubblico.
    Marco

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