A febbraio camminando per le strade di New York mi aveva colpito questo cartello:
Segnala la possibilità di chiamare un numero gratuito e anonimo per indicare operai che stessero lavorando in cantieri edili senza le adeguate protezioni o altre situazioni di pericolo.
Ora, si sa che le morti sul lavoro nel campo dell’edilizia sono molte e che buona parte di queste sono causate dalla mancanza osservanza delle norme basilari di sicurezza.
Ogni giorno vedo, in un quartiere vicino a casa, molti operai senza alcuna protezione arrampicarsi sulle impalcature o movimentare materiale pericoloso.
Non lo fanno neanche di nascosto… vorrei tanto avere un numero da poter chiamare per non dover, poi, piangere una tragedia.
Bene, Sindaco e assessori, dopo le mie proposte per evitare di vietare le grigliate al Parco increa di Brugherio, mi avevano invitato a sentire il progetto complessivo di riqualificazione del parco.
Non potendo andare alla conferenza stampa ho trovato interessante la sintesi fatta da Fuoridalcomune.it. In particolare mi ha colpito questa frase riportata del sindaco Troiano:
“qui non si tratta di fare o no le grigliate, qui si tratta di riappropriarsi di un parco, renderlo vivibile e sostenibile dal punto di vista ambientale e comunitario. L’ordinanza è una misura propositiva, i parchi limitrofi, compreso il grande Parco di Monza, vietano le grigliate nel verde per preservare il loro patrimonio, un motivo esiste ed è lo stesso che ha mosso la nostra scelta”
In queste poche parole vi è la rinuncia, a mio avviso, di provare a governare un fenomeno intervenendo con un divieto. Mi spiego:
– sostenibile dal punto di vista ambientale e comunitario. L’impatto ecologico di una grigliata, se ben gestita, è nulla. Suggerivo sistemi per evitare la presenza di rifiuti e per gestire in modo ordinato gli spazi.
– i parchi limitrofi vietano le grigliate. Come proponevo al punto 5, bisogna far sì che più aree siano aperte alla socialità (e quindi anche al barbecue) e non viceversa;
– grigliate nel verde. Infatti suggerivo si installare piazzole dotate di beole ecologiche per definire le aree dove fossero possibili le griglie e ridurre il rischio di danni ambientali.
Vi sono poi le dichiarazioni dell’assessore Magni
Le spese affrontate dal Comune, e quindi a carico dei cittadini, per sanare e sostituire le strutture barbecue danneggiate, o per i servizi di pulizia del parco dopo i week end, sono esorbitanti. Inoltre controllare migliaia di persone che grigliano in qualsiasi punto del parco accendendo fuochi, è diventata ormai un’impresa impossibile ai fini della sicurezza
Anche qui suggerivo di non lasciare la possibilità in “qualsiasi punto del parco” ma delimitarlo a circa un terzo del territorio.
Insomma, tutte le motivazioni che hanno portato al divieto, a mio modesto parare, potevano trovare altre soluzioni. Si è rinunciato a governare il fenomeno bello, spontaneo e sociale delle grigliate per sostituirlo con un divieto, sicuramente di più facile gestione ma di più triste visione.
Tra le altre novità del piano Increa mi piace l’incentivo alla mobilità sostenibile con navette, bikesharing e parcheggi a pagamento sabato e domenica (cosa che, sulla domenica, sono convinto che debba fare anche Cernusco in via Cavour). Non mi piace l’esenzione del pagamento del parcheggio per i residenti a Brugherio. Proprio loro, che vivono nei pressi del parco, dovrebbero essere spinti in ogni modo ad usare altri mezzi, ma mi sa che qui gli amminstratori non abbiano voluto mettere a rischio un po’ di voti…

Logo del Parco Est delle Cave
Ultima nota, più volte l’Amministrazione di Brugherio ha dichiarato di voler rilanciare il Parco Est delle Cave, nel quale il Parco Increa è inserito, ecco, nei cartelli presentati in conferenza stampa non appare mai il logo del PLIS. Spero che ci sia nei cartelli che verranno messi ad Increa altrimenti vi sarebbe una contraddizione tra dichiarato e agito.
Dopo l’approvazione alla Camera della legge che cambia le provincie e istituisce le Città Metropolitane inizia un processo di 9 mesi che porteranno al parto della nuova istituzione che cancella la Provincia di Milano. Ecco le tappe:
Fino al 24 giugno non cambia nulla, rimangono in carica Presidente, Giunta e consiglio provinciale. Dopo Presidente e Giunta sono prorogati fino al 31 dicembre a titolo gratuito per l’ordinaria amministrazione e gli atti inderogabili e urgenti. Il Presidente assume anche le funzioni del Consiglio.
Nel frattempo, il sindaco di Milano indice le elezioni per la Conferenza statutaria che lavorerà su una proposta di Statuto fino al 30 settembre. La Conferenza è composta da 24 membri scelti da e tra i sindaci e consiglieri comunali dei 134 Comuni della Provincia con voto ponderato. La Regione Lombardia subentra in tutte le partecipazioni azionarie di controllo detenute dalla Provincia e legate alla realizzazione dell’EXPO 2015. Al termine di EXPO, il 31 ottobre 2015 tali partecipazioni passano alla Città metropolitana.
Entro fine anno il Consiglio Metropolitano approverà lo statuto della Città Metropolitana. Dopodiché decadranno Presidente provinciale e Giunta. La Città metropolitana subentra alla Provincia di Milano e ne assume patrimonio, personale e funzioni. Il Sindaco di Milano assume le funzioni di Sindaco metropolitano. Lo Statuto potrà prevedere l’elezione diretta di sindaco e consiglio con il sistema elettorale che sarà determinato con legge statale.
Si tratterà del primo organo che godrà di un’elezione di secondo livello, almeno per la Conferenza Statutaria, una sorta di prova generale per quello che potrebbe essere il nuovo Senato. Sarà interessante verificare quante forze politiche saranno rappresentate.
In questi giorni circola la notizia della prossima decisione da parte del Comune di Brugherio di procedere con l’emissione di un divieto categorico alla realizzazione di barbecue nel bellissimo Parco Increa. Dal comune fanno sapere che a breve verrà presentato un piano complessivo di riqualificazione del Parco che non riguarderà solo la possibilità da fare grigliate. Ma tant’è, questo sembra essere uno dei punti principali anche perché nei fine settimana di sole si possono contare le griglie a centinaia.
Anni fa erano stati predisposti dei barbecue in cemento a disposizione di tutti, oggi smantellati dopo diverse incursioni vandaliche. C’è da dire che la civiltà non è sempre presente e diversi gruppi lasciano il parco pieno di rifiuti dopo avervi trascorso l’intera giornata e il lavoro di pulizia del lunedì è notevole.
A mio modesto avviso, però, ci sono delle alternative al divieto totale di grigliate, provo a esporre qualche idea:
1- si potrebbe permettere il barbecue solo in un’area definita del parco, un quarto, un terzo dell’area verde, per esempio, per poter concentrare le istallazioni e facilitare il controllo dell’uso delle stesse
2- al posto di ingombranti e costose strutture in cemento si potrebbero istallare nell’area di parco in cui permettere i barbecue delle beole ecologiche, a gruppi di quattro, su cui sia possibile alloggiare le griglie private. Si avrebbe il risultato di definire con precisione dove si può grigliare, di dare una base stabile, di ridurre il rischio di incendi provocato da fuochi non curati correttamente. Si potrebbe, inoltre, dotare il parco di 2/3 aree con la sabbia (magari in casette chiuse, con le chiavi disponibili presso il Masnada) a disposizione in caso di necessità per spegnere fuochi indesiderati.
3- visto che il mantenimento del parco costa, soprattutto se viene utilizzato in maniera intensa, si può. senza alcun scandalo, chiedere a chi utilizza gli spazi griglia di pagare un “affitto” di 5/10 euro. Potrebbe essere incaricato il bar Masnada di gestire i braccialetti da dare ai fuochisti, registrando identità e riscuotendo la quota. In un’ottica di Smart City si potrebbe anche permettere di prenotare on-line le piazzole (vedi sopra) che saranno numerate, creando così il primo esempio di Smart Grill al mondo! Le forze incaricate del controllo del parco dovranno solo verificare che ogni griglia abbia il proprio fochista con braccialetto colorato.
4- Per meglio controllare che il parco venga lasciato in condizioni adeguate si potrebbero coinvolgere associazioni ambientaliste o giovanili, scout e oratori, perché ogni week end un gruppo si incarichi di passeggiare tra le famiglie impegnate nei picnic e ricordare come raccogliere adeguatamente i rifiuti e preservare la natura.
5- Infine, dopo aver messo in atto tutto ciò, il Comune di Brugherio dovrebbe bussare alle porte delle giunte confinanti chiedendo che su ogni territorio comunale venga individuato un posto dove replicare lo schema, perché se ci sono più posti, vi sono anche meno problemi di affollamento. Primi interlocutori devono essere i comuni che, con Brugherio, han dato vita al Parco Est delle Cave. Per Cernusco, per esempio, questo posto potrebbe essere il Parco Blu degli Aironi.
Aggiungo che
Domenica scorsa ero al Parco, c’era vita, c’era socialità, c’erano soprattutto famiglie che costruivano una società di relazioni. Inutile dire che il 90% di loro erano lì con una griglia a lato. Negare del tutto questa possibilità è un impoverimento per tutti.
Il gioco d’azzardo nuoce alla salute. Non lo dico io, ma lo Stato che obbliga qualunque concessionario di slot machine o licenza on line a scrivere questa frase:
Proprio come l’alcool e il tabacco è un’attività, legale, che porta a danneggiare chi la pratica, soprattutto se in quantità non controllate. Progetti per diminuire il consumo di bevande alcoliche e l’uso delle sigarette sono promossi in ogni dove, campagne per l’abbandono del fumo sono presenti in tante ASL e istituzioni. Calare il consumo di alcolici o di sigarette porta un danno eneriale immediato per lo Stato, che gestisce il monopolio, ma porta un miglioramento della salute dei cittadini e una diminuzione della spesa sanitaria e sociale. Nessun comune viene penalizzato per le sue iniziative che mirano a ridurre “Bacco e tabacco”.
Lo stesso vale per il gioco d’azzardo e per le slot machine? Da ieri sembra proprio di no!
La bastonata ai sindaci e alle regioni che lottano contro il gioco d’azzardo arriva in Senato con l’emendamento presentato dal Nuovo centrodestra al decreto “Salva Roma” e approvato con i voti di 140 senatori di Partito democratico, Scelta Civica, Ncd e Gal. Il testo riguarda i comuni o le regioni che emanano norme restrittive contro il gioco d’azzardo, diminuendo così le entrate dell’erario. L’anno successivo, questi enti territoriali subiranno tagli ai trasferimenti che verranno interrotti solo quando le norme e regolamenti “scomodi” saranno ritirati.
Mi chiedo che senso abbia fare campagne #noslot su Twitter, raccolta firme e dirette tv se poi si votano in Senato provvedimenti di questo tipo? Mi auguro che ci siano spazi e modi per cancellare questa oscenità e, anzi, creare una legislazione che limiti il gioco d’azzardo che si sta rivelando una vera e propria piaga sociale!
Uno schifo che si somma al condono dell’evasione fiscale dei gestori di slot già previsto nel decreto di cancellazione dell’IMU
Un anno fa, apprezzando l’iniziativa di elargire contributi a favore della pratica sportiva per i bambini e ragazzi, avevo fatto notare a Ermanno, assessore alla partita, come la pubblicazione dei nomi in chiaro dei ragazzi e delle ragazze beneficiari avrebbe potuto creare una serie di difficoltà rispetto alla privacy (post qui).
Quest’anno invece non viene indicato il cognome e il nome del bambino ma un codice personale, assegnato mediante l’utilizzo del programma excel, comunicato dall’Ufficio Sport alla famiglia via mail; tramite il codice personale la famiglia può verificare il posto assegnato in graduatoria al bambino.
In questo modo nessun bambino o adolescente potrà essere individuato da coetanei o vicini come poco abbiente e si evitano diversi problemi.
Ottima dimostrazione di ascolto e miglioramento. Bravo Zac!
Oggi si votano le primarie per la segreteria della Lega Nord, Bossi contro Salvini. Ci si aspetterebbe che un aspirante segretario sappia cosa fa il suo partito, mentre…
Matteo Salvini, così scrive sulla sua pagina Facebook:
Poche novità, solito attacco contro gli stranieri a prescindere, solito populismo “e nessuno pensa agli italiani”, etc… se non fosse che la proposta del conferimento del Sigillo civico sia nata proprio dalla Lega Nord:
“Rachid è un esempio di gentilezza, di impegno e di capacità di farsi ben volere da chiunque l’abbia incontrato”, dice il Capogruppo della Lega al Comune di Torino, Fabrizio Ricca. “La Lega non è contro l’immigrazione – aggiunge – ma è a favore di una immigrazione che consenta a persone oneste e volenterose di trovare spazio, di crescere e di ottenere il riscatto sociale che meritano, mentre è contrario a una immigrazione indiscriminata, in cui i comportamenti scorretti di alcuni finiscano per far scomparire la qualità di molti”.
Come si direbbe oggi #epicfail per Salvini!
Confondere il padre della libertà per l’autore della segregazione…
(via Young)
Portarsi avanti con il lavoro
E’ uscita la graduatoria degli ospedali più a misura di donna.
L’Osservatorio Nazionale sulla salute della Donna (O.N.Da) ha avviato nel 2007 il Programma Bollini Rosa con l’obiettivo di individuare e premiare gli ospedali italiani “vicini alle donne” che offrono servizi dedicati alla prevenzione, diagnosi e cura delle principali patologie femminili, riservando particolare attenzione alle specifiche esigenze dell’utenza rosa.
Gli ospedali aderenti all’iniziativa sono stati valutati e premiati con l’attribuzione da uno a tre Bollini Rosa, con validità biennale, esclusivamente sulla base dei servizi offerti nell’ambito delle specialità cliniche e chirurgiche di interesse femminile.
In Italia sono 230 gli ospedali che godono del bollino, in Lombardia sono 66. Sono presenti diversi ospedali della zona come Sesto san Giovanni, Vimercate e Cinisello Balsamo.
Manca Cernusco, ma mancano anche tutti i presidi ospedalieri dell’ASL MI 2. Come mai? Non sono stati ritenuti all’altezza? Non hanno voluto partecipare all’iniziativa? Nel caso, come mai?
Cruscotto è il sito che Regione Lombardia sta approntando per la gestione delle DOTI UNICHE, servizio attivo da un mese e mezzo per la gestione dei percorsi di inserimento lavorativo per disoccupati.
Come operatori bisogna registrarsi con il proprio codice fiscale, ma quando vi ho provato il sistema mi ha detto che il mio codice fiscale era già registrato nonostante io non avessi mai usato il sito, provando a recuperare la password, ecco cosa mi è apparso:
Peccato che la mail indicata non sappia a chi appartenga. Ho quindi cercato i riferimenti dell’assistenza tecnica, e quelli indicati nel sito (che ho potuto vedere solo usando le credenziali di un collega perchè non sono visibili a tutti) sono quelli di Lombardia Informatica. Ho quindi scritto loro che gentilmente han risposto:
Non convinto chiamo l’800 131 151 che mi confermano che loro CRUSCOTTO proprio non lo conoscono.
Chiamo allora il centralino generale di Regione Lombardia per sapere quale sia il servizio da chiamare. Questi mi risponde di sentire l’800 131 151 perchè il servizio è gestito da Lombardia Informatica. Dico che li ho già sentiti e Lombardia Informatica smentisce di gestire il sito. Dal centralino di Regione Lombardia dicono, testuali parole: “Forse non lo sanno che è loro!”.
Cioè, spigatemi, Lombardia Informatica gestisce il sito principe del sistema lombardo per l’inserimento lavorativo e non lo sa? Forse per questo che il sito è incompleto!
Cos’hanno in comune la riforma sanitaria di Obama con lo strumento scelto da Regione Lombardia per aiutare chi cerca lavoro?
I problemi al sito internet:
Questo Obama..
Mentre se siete un ente accreditato per fornire servizi per il lavoro in Regione Lombardia e provate a prenotare le risorse per accompagnare una persona nella ricerca di una nuova occupazione potrete farlo, ma non avrete a disposizione, sul sito regionale, gli altri strumenti per gestire il percorso.
Il sistema Dote Unica infatti prevede che ogni attività dell’ente venga registra on-line, dai colloqui di orientamento al tutoraggio all’eventuale, e auspicata, assunzione. Ma questa parte del sito, ad un mese dall’inizio delle prenotazioni, non è attiva. Se si prova a chiamare il call center regionale dicono che ci stanno lavorando.
Una domanda sorge spontanea allora, ma se io lavoro e magari faccio assumenre qualcuno adesso che non ho il sistema disponibile potrò rendicontare queste mie attività. Al call center sono cauti: “non lo sappiamo, nel dubbio aspetti!”.
#efficienzalombarda?
Chi si ricorda dell’Honduras? e di Zelaya? fu il primo golpe (poi seguì quello in Paraguay) perpetrato nell’era Obama in cui i Clinton presero le parti dei golpisti. A sostituire al potere il presidente eletto Zelaya fu il figlio di immigrati italiani Micheletti. La stampa italiana si concentrò di più sulle sue origini bergamasche che sull’assurdità di quel golpe realizzato per impedire l’adesione fattiva dell’Honduras all’ALBA, l’organizzazione di stati che faceva capo al Venezuela di Chavez.
All’epoca seguì molto la vicenda, in particolare la diretta di TeleSur del rientro tentato da Zelaya dalla frontiera con il Nicaragua. In quell’occasione la sposa di Zelaya, che era rimasta in Honduras, chiese ai militari golpisti di rientrare nelle caserme, non fu ascoltata, ci furono cariche, un morto e arresti. Era luglio del 2009.
Da allora molte cose sono successe in Honduras. Il 30 novembre del 2009, a delle elezioni alle quali non partecipò il blocco di sinistra, venne eletto Lobo. Il 28 maggio 2011 Zelaya è rientrato in Honduras, le accuse contro di lui sono decadute.
Domenica si voterà per eleggere il successore di Lobo. Un totale di nove candidati sono in lizza per la presidenza del paese. I sondaggi danno come favoriti Juan Orlando Hernández, del Partito Nazionale (al governo), e Xiomara Castro, moglie dell’ex presidente Manuel Zelaya, del partito Libertà e Rifondazione (Libre).
Ecco Xiomara presidente sarebbe un bel modo per chiudere quell’infame golpe!
Il tutto nasce dal cambio della Costituzione Dominicana promossa dall’ex presidente Leonel Fernandez che dal 2010 cancella il diritto di cittadinanza per Ius Soli (ovvero sono cittadini dominicani le persone nate in Repubblica Dominicana, ad eccezione delle persone “in transito”) per sostituirlo con lo Ius Sanguinis (ovvero sono dominicani solo le persone che hanno almeno un genitore dominicano). Già all’epoca il cambio fu dettato in chiave anti-haitiana, che rappresenta la maggioranza della popolazione non-dominicana presente nel paese, e venne fatto dopo che la Corte InterAmericana dei Diritti Umani aveva obbligato la Repubblica Dominicana a riconoscere come suoi cittadini i figli di seconda, terza, generazione di immigrati haitiani.
Ora, però, nei mesi scorsi il Tribunale Costituzionale ha emanato una sentenza che toglie la cittadinanza dominicana a tutte le persone nate dal 1929 in Repubblica Dominicana da persone immigrate non regolarmente nel paese. Il motivo è la definizione di persone “in transito”. Fino al 2004 si considerava come “in transito” tutte le persone che soggiornassero in Repubblica Dominicana per meno di 10 giorni, ma dall’entrata in vigore della nuova legge d’immigrazione, nel 2004, appunto, la definizione fu estesa a tutte le persone con il permesso di residenza scaduto o senza documenti. La sentenza del Tribunale Costituzionale ha sancito il valore retroattivo di questa norma.
Secondo i dati ufficiali vi sono quasi 250.000 dominicani nati da genitori stranieri, l’86% di questi ha genitori haitiani.
La sentenza sta generando il caos sull’isola perchè le persone che vedono revocata la loro nazionalità dominicana non acquistano automaticamente quella dei genitori, soprattutto per quel che riguarda Haiti dove mancano registri e possibilità di recuperare documentazione. 250.000 persone si trovano da un giorno all’altro stranieri a casa loro, molti non sono mai stati nei paesi di origine dei genitori o dei nonni, non parlano le loro lingue, non hanno alcun contatto con quelle terre. In forza dei grossi vincoli della Legge d’Immigrazione non possono restare in Repubblica Dominicana, anche se hanno un lavoro o studiano nelle scuole statali. E anche nel caso riuscissero a restare regolarmente si troverebbe di fronte a una serie incredibile di problematiche, basti pensare che per i dominicani i crediti universitari negli istituti pubblici costano 50 pesos l’uno (circa un euro) per gli stranieri 100 dollari..
Diverse ONG e organizzazioni internazionali si stanno mobilitando per cercare di contrastare questa sentenza. Un sito che raccoglie le istanze delle persone colpite (tra cui anche alcuni figli di italiani) e le azioni di pressione è reconoci.do
La storia dominicana (si veda anche il libro Haiti: l’isola che non c’era) è segnata da sempre da una commistione con la popolazione haitiana che dall’inizio del ‘900 ha rappresentato la principale fonte di manodopera agricola e nell’edilizia. Negare ora il diritto a persone in Repubblica Dominicana da quattro generazioni è una forzatura di fronte alla quale non si può stare in silenzio!
Qualche giorno fa ero a Milano con Darien e relativa carrozzina e dovendo prendere la metropolitana a Crescenzago, che ha l’ingresso nel piano interrato e i binari in alto, chiedo gentilmente al responsabile della fermata di attivarmi la piattaforma mobile per permettere alla carrozzina di salire le scale.
Il responsabile esce dal gabbiotto, mi guarda e dice: “Quella roba lì è solo per gli handicappati. Usa la scala mobile”.
Mi giro verso la scala indicata e vedo questo bel cartello:
Faccio notare che il terzo simbolo di divieto indica che le carrozzine per neonati non possono utilizzare la scala mobile. Il responsabile di stazione, che dovrebbe controllare la sicurezza nella stessa mi risponde pronto: “Quel cartello non conta nulla, vieni qui che ti faccio vedere come si fa!”
Al che, mi sono rifiutato, ho caricato la carrozzina e fatto le scale a piedi, ma vorrei sapere da ATM e dall’assessore Maran se davvero quello è l’unico modo legale per portare carrozzine e passeggini dall’entrata al livello binari. Ed eravamo in una delle stazioni che almeno son dotate di piattaforma, mentre altre…
Fortuna che a Cernusco han fatto gli ascensori!
ps: poi parleremo anche del biglietto unico metropolitano…
Aggiornamento:
su Facebook mi ha risposto Carlo Monguzzi, presidente della Commissione Trasporti del comune di Milano
Da circa un anno a Cernusco ci sono una decina di posteggi contrassegnati con il Pass Rosa dedicati a donne in attesa e a neo mamme con bambini di età inferiore all’anno. Il sito del comune recita così:
Serviranno per agevolare gli spostamenti in città di donne incinte e neomamme che, per motivi di sicurezza e opportunità, sono costrette ad utilizzare l’auto come mezzo di trasporto principale.
Ora, durante tutta la gravidanza di Gladis ci siamo sempre mossi in bicicletta o a piedi non avendo quindi la necessità di chiedere il pass, ma adesso che Darien è nato e che si va verso l’inverno un po’ di sana preoccupazione mi fa pensare che nei prossimi mesi qualche spostamento con carrozzina in auto ci toccherà farlo. Oggi mi sono quindi recato presso l’URP del comune per chiedere il pass, pensando, ingenuamente, che siccome serve a agevolare gli spostamenti del bambino questo venisse rilasciato anche al neo papà.
Ma, con mia sorpresa, ho scoperto che se sei padre di un bambino sotto l’anno, non hai diritto al pass rosa.
L’addetta dell’URP mi ha detto che doveva richiederlo mia moglie, che non guida!, e che io, padre, mi trovavo a girare per Cernusco con mio figlio, magari per portarlo dal pediatra o in farmacia, dovevo parcheggiare “altrove” rispetto ai parcheggi rosa. La cosa non mi sembra un granché sensata e secondo me ripercorre lo stereotipo che vede solo la madre addetta alla cura e all’educazione dei primi mesi di vita del bambino. Non si tratta di un vezzo ma di riconoscere che esiste una parità di responsabilità nella gestione della famiglia, essendo un parcheggio “di cortesia” ossia non normato dal codice della strada, non vi saranno difficoltà a cambiare il regolamento di concessione del pass.
Credo che si tratti di una dimenticanza e che l’amministrazione potrà provvedere ad aggiungere anche i neo papà nei moduli comunali, per completare una bella iniziativa.
Aggiornamento: è arrivata prontamente la risposta dell’assessore Silvia Ghezzi, che ringrazio!
I sensi unici valgono sia per le auto che per le biciclette, anche se spesso questa norma non viene rispettata, con grande rischio per i ciclisti stessi poichè le auto non si aspettano di trovarsi dei veicoli in senso opposto.
Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti si è espresso a favore della tesi della Fiab che sosteneva la libera circolazione delle biciclette in strade con sezione ridotta, ovvero, la possibilità di permettere la circolazione a doppio senso per le bicicletta anche in determinate strade a senso unico.
In attesa che il senso unico “eccetto bici” possa giungere a migliore maturazione normativa si è sviluppata una soluzione compatibile per facilitare la circolazione delle biciclette in ambito urbano. Sostanzialmente consiste nel regolamentare una strada a doppio senso di marcia e vietare un senso ad una o più categorie di veicoli.
Questo sistema è facilmente applicabile a strade attualmente a senso unico, ristabilendo il regime di doppio senso con le necessarie specifiche sotto elencate. Molte strade esistenti hanno caratteristiche geometriche che non consentono la realizzazione di percorsi ciclabili separati dal traffico. Eppure esse hanno una valenza strategica per il completamento a basso costo della rete degli itinerari ciclabili in ambito urbano e garantire quindi la circolazione delle biciclette in tutte le direzioni.
Le condizioni che necessarie per applicare il doppio senso “limitato” sono una larghezza di almeno 4.25 m, il divieto di transito al traffico pesante e il limite di velocità a 30 km/h o ZTL. Servirà applicare soltanto la segnaletica verticale.
A Cernusco ci sono delle vie che potrebbero essere adibite, dopo verifica dei requisiti, a doppio senso “limitato”, sto pensando a:
- via Torriani: strada di fronte alla scuola elementare di via Manzoni che può essere percorsa solo in direzione centro storico. Con la nuova segnaletica potrebbe essere percorsa legalmente dalle biciclette di bambini e genitori anche per andare verso via Visconti;
- via Briantea: attualmente percorribile sono dal centro verso via Fiume, e nella stessa zona via don Bosco e via don Minzoni (il tratto verso via Trieste);
- il collegamento tra via Battisti e via Vespucci;
- via Filzi e via Toti, che insistono sull’area dell’Oratorio Paolo VI;
- via Fatebenefratelli, su cui insistono sia la scuola di Piazza Unità d’Italia e la biblioteca civica.
- via sono, infine, via Caio Asinio e via Tizzoni, che seppur in ZTL hanno dei sensi unici che le biciclette, ad oggi, dovrebbero rispettare.
A queste si possono aggiungere altre vie per completare la rete, già molto estesa, di percorsi ciclabili protetti. Certamente questa soluzione non è la panacea di tutti i mali. Tuttavia si tratta di un ulteriore passo avanti verso la faticosa accettazione della nuova cultura della mobilità sostenibile che, prima ancora delle grandi opere, talvolta necessarie, passa attraverso le azioni più semplici e meno costose, ma non per questo meno rivoluzionarie.
Uno legge sulla pagina Facebook del comune di Milano che Expo ci regalerà 84.000 posti di lavoro:
Ci si può candidare subito, evvai! Ci sono anche un sacco di postazioni aperte. Clicco subito sul link e si apre questo articolo:
Ok, oggi è il 30 di ottobre, chissà quante professionalità stanno già cercando, meglio non tardare. Vado subito sul sito:
Sono convinto, vado a scoprire tutte le le altre opportunità di lavoro.
Curiosi? Eccole qui:
UNA SOLA POSTAZIONE APERTA? E LE ALTRE 83.999 DOVE SONO?
La Tepco, societa’ elettrica che gestisce la centrale nucleare di Fukushima, ha reso noto in un comunicato di ”aver rilevato acqua con alti livelli di radioattivita’ in un canale che collega la centrale all’Oceano Pacifico”. Nelle acque di questo canale, secondo quanto riferisce la Tepco, ”sono stati registrati livelli tra i 1.400 e i 2.300 becquerels per litro”, un livello di radiazioni ritenuto ”pericoloso per la salute”. Questo è solo l’ultima degli innumerevoli problemi che hanno coinvolto la centrale dopo lo tsunami del 2011.
L’altra notizia che riguarda l’ambito del nucleare civile è che il sistema energetico inglese è sull’orlo del fallimento economico, per la seconda volta, e che cerca fondi e partnership in Cina. Il ministro delle finanze britannico, George Osborne, in visita in Cina da domenica scorsa, infatti, ha annunciato in un comunicato stampa che Londra “autorizzerà delle partecipazioni cinesi, comprese delle eventuali partecipazioni maggioritarie, nello sviluppo della nuova generazione del parco nucleare inglese”.
Notizie che rendono possono solo confermare la scelta che gli italiani hanno fatto, per due volte, di rifiutare il nucleare come fonte energetica.
Da quest’anno a Cernusco sono spariti il Primo e Secondo Circolo e la I scuola media-Moro per lasciare spazio a due comprensivi che raggruppano le scuole dall’infanzia alle secondarie di primo grado. Attualmente si chiamano 1 e 2, ma le direzioni si sono impegnate a trovare nuovi nomi a breve. Allora mi viene un pensiero:
che bello sarebbe se le scuole di Cernusco fossero dedicate a due persone che hanno dato tantissimo alla nostra città, sia in termini di “difesa” dal nazifascismo, che dedicando tempo ai giovani della nostra città.
Roberto Camerani, giovane antifascista, nel dicembre 1943 viene arrestato dai tedeschi e deportato, prima al campo di Mauthausen, poi nel sottocampo di Ebensee. Vive l’estrema sofferenza del lavoro nelle gallerie e, quando il 6 maggio 1945, insieme ai compagni, viene liberato dall’esercito americano, è in fin di vita. Ricoverato e curato dalla Croce Rossa, dopo un periodo di convalescenza, torna in Italia, dove si sposa e inizia a lavorare. È stato un testimone instancabile fino agli ultimi giorni scrivendo anche il libro “il viaggio”.
Giuseppe Comi, partigiano, membro della 105° brigata Garibaldi, attivo nella zona di Cernusco, ma anche a Milano e addirittura nel Nord Italia, come l’assalto al Carcere degli Scalzi a Verona il 17 luglio 1944 per la liberazione del sindacalista Roveda, episodio importante della Resistenza italiana. L’attività di Resistenza prosegue e non si ferma, non solo nei sabotaggi e nelle azioni, ma anche nell’appoggio ai renitenti alla leva, con l’aiuto economico alle famiglie.
Entrambi, a molti anni dall’esperienza della Resistenza hanno incominciato a frequentare le scuole di Cernusco per raccontare ai giovani gli orrori del nazifascimo e dei campi di sterminio. Hanno speso le loro energie perchè il ricordo fosse viva attenzione per evitare il ripetersi di quegli anni, Roberto è anche tornato più volte nel campo di reclusione per accompagnare gruppi di giovani, Giuseppe ha presieduto la sezione dell’ANPI di cui divenne poi Presidente Onorario e a nome dell’associazione ritirò il Gelso d’Oro della Città di Cernusco.
Immaginate le generazioni future di studenti cernuschesi che andando nella scuola Roberto Camerani o Giuseppe Comi potranno sentirsi raccontare dai professori e dai genitori chi erano, cosa hanno fatto, insieme ai loro compagni, per l’Italia, per Cernusco, per la Memoria… I loro incontri si concludevano con la nascita della Costituzione e con l’esortazione ad essere uomini giusti e di giustizia.
Per anni, sono stati l’educazione civica a Cernusco!
Per un momento voglio lasciare da parte le polemiche di chi parla di barconi di stupratori che arrivano a Lampedusa, voglio far finta che non vi siano iniquità sulla gestione dei minori stranieri e che non esista il reato di clandestinità e guardare la legge per l’immigrazione italiana solo rispetto all’ambito lavorativo.
La Bossi-Fini, del 1998, l’ho studiata all’università, applicata per lavoro e, mio malgrado, subita per questioni personali. Questa legge prevede, sostanzialmente quattro tipi di visti per accedere in Italia se si è extracomunitari:
– visto per ragioni sanitarie, se si ha bisogno di cure importanti non erogabili nel paese d’origine.
– visto per motivi di studio, se ci si iscrive tramite le nostre ambasciate a scuole superiori o, più frequentemente, ad università italiane.
– visto per motivi di turismo, con la durata massima di tre mesi.
– visto per motivi di lavoro.
Il visto per motivi di cura è chiaramente legato alla durata delle stesse e si rivolge soprattutto a minori o adulti assistiti da organizzazioni internazionali. Ma sugli altri tre si aprono dei paradossi che impediscono di fatto l’immigrazione regolare in Italia, con buona pace di chi vede questa legge come argine all’invasione dei cladestini.
Ecco perchè:
Il visto per motivi si studio non può essere convertito in visto per lavoro. Terminati gli studi, quindi, il ragazzo o la ragazza dovranno tornare nel paese d’origine. Già questo sarebbe un’assurdità perchè persone che si sono formate nelle nostre scuole non possono spendere in Italia le conpetenze acquisite. Per loro si aprono le possibilità di una richiesta di un visto per lavoro…
Stessa cosa vale per il visto di turismo, in nessun caso può diventare visto per lavoro.
Veniamo quindi al punto cruciale: il visto per lavoro può essere richiesto soltanto in occasione dei decreti flussi e con queste modalità:
– il datore di lavoro italiano chiede che venga concesso il visto di lavoro per una persona extracomunitaria che risiede all’estero;
– nel giro di un anno/anno e mezzo la persona viene convocata in ambasciata per poter ricevere il visto;
– a quel punto il datore di lavoro deve garantire che la persona che sta invitando ha un’alloggio in Italia, altrimenti dovrà provvedere lui stesso.
In sostanza un imprenditore invita una persona che verosibilmente non conosce o comunque non ha mai visto all’opera facendosi carico di trovargli una casa e aspettando fino ad oltre 18 mesi dal momento in cui ha bisogno di lui… nessuno ci crede.
Inoltre i decreti flussi non hanno una cadenza regolare, che possa permettere una programmazione della ricerca della manodopera, ma sono a discrezione del Governo e non riescono a soddisfare se non il 30% delle domande che vengono presentate, infatti i posti si esauriscono nei primi minuti. Ve lo vedete l’imprenditore che controlla l’ora esatta per inviare la domanda per una persona che non vedrà nel prossimo anno e mezzo?
In realtà succede questo: chi è in Italia con visti di turismo o di studio (entrando quindi dagli aeroporti legalmente e non con i barconi) ci rimane dopo la scadenza del tempo previsto, e si trova un lavoro in nero, che tanto conviene ai nostri industriali. Quando il Governo aprirà la possibilità di “invito” saranno gli stessi immigrati a presentate la domanda per conto dei loro datori di lavoro e quando arriverà la convocazione in ambasciata torneranno nel paese di origine a ritirare il visto. Il datore di lavoro, inoltre potrà anche contare sul fatto che questi lavoratori hanno già una casa in cui stare e sarà quindi sollevato dall’obbligo.
Una legge sull’immigrazione siffatta invita a stare in Italia da clandestini poiché è IMPOSSIBILE entrarci da regolare con il visto per motivi di lavoro. Ecco perché va cambiata, perché fallisce proprio dove vorrebbe essere più forte!
Diamo la possibilità alle persone di tramutare i visti di turismo e di studio in visti di lavoro, diamo la possibilità di visti temporanei per la ricerca di lavoro e vedremo diminuire la clandestinità presente nel paese con beneficio di tutti poichè qualsiasi statistica indica come la situazione di legalità rispetto al rapporto di immigrazione porta con se’ il calo drastico dei reati commessi. Gli immigrati regolari delinquono la metà degli italiani.
Donne favolose
14 favole ispirate a donne reali che lottano tutti i giorni per migliore la loro comunità. Da Margherita Hack a Angela Davis, da Malala a Ilaria Alpi. Pensato per i bambini ma ottimo anche per gli adulti.
Lo presento qui: https://robertocodazzi.it/cooperazione-sociale/donne-favolose/HAITI: IL TERREMOTO SENZA FINE
Haiti è uno dei Paesi più ignorati dai media occidentali. Protagonista della prima rivoluzione guidata da ex schiavi, ma anche terra di conquista per il capitalismo nordamericano. Il 12 gennaio 2010 la sua capitale è stata distrutta da un terremoto: una frattura insanabile nella storia dello Stato caraibico. Per poche settimane i riflettori del mondo si sono accesi su quella terra, e molti vip hanno promosso in prima persona l’idea del build back better, ‘ricostruire meglio’. Ma cos’è successo in questi dieci anni?
Ne parliamo nel libro Haiti: il terremoto senza fine
Haiti: l’isola che non c’era
Nel gennaio del 2011 è uscito il libro curato da me e Helga Sirchia dedicata alla storia e alla situazione sociale di Haiti, con contributi dei più importanti studiosi dell'isola e dei soci di ColorEsperanza.su twitter
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