Abba, il suo omicidio non fu per un futile motivo. Ricordate?
Ricordate la storia di Abba, il ragazzo cernuschese ucciso a bastonate da due baristi, padre e figlio, dopo il furto di un pacchetto di biscotti, mentre urlavano: “sporco negro di merda”?
Era il 14 settembre 2008, quasi quattro anni fa esatti. I due aggressori rincorsero Abba e i suoi amici per diversi isolati per poi accanirsi su di lui mentre era a terra. Vennero condannati nel 2009 a 15 anni e 9 mesi di reclusione per omicidio volontario aggravato da futili motivi.
Ad agosto però la Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza di secondo grado limitatamente all’aggravante e al trattamento sanzionatorio. Si profila, quindi un nuovo processo d’appello in cui andrà rivalutata l’applicazione dell’aggravante dei futili motivi.
Ovvero, si legge, che uccidere un ragazzo di 18 anni, dopo il furto di un pacchetto di biscotti, oltre a non essere un atto aggravato da razzismo (“sporco negro di merda” si riferiva a cosa?) non è neanche aggravato dalla pochezza dell’atto che ha scatenato la reazione perchè i due assassini sono “persone di non elevata cultura”. E peggio ancora, più avanti si dice:
“la componente psichica soggettiva indusse i Cristofoli, reduci da una pesante notte di lavoro e pronti a continuare la loro attività nel bar, a reagire, seppure del tutto sproporzionatamente sul piano oggettivo, al piccolo furto commesso ai loro danni dai giovani stranieri al culmine di una notte di pellegrinanti evasioni che li rese particolarmente disinibiti e scanzonati al cospetto degli affaticati e suscettibili derubati”
Ora a parte che giustificare un omicidio con il fatto che i baristi fossero stressati è già di per se assurdo, la cosa peggiore è che Abba era ITALIANO! Nato in Burkina Faso, ma con la cittadinanza italiana. Ora, mi chiedo, chi di noi non considera italiano Mike Buongiorno o Riccardo Cocciante, Mario Balotelli o Italo Calvino? Sono nati all’estero, ma cresciuti in Italia tanto da aver fatto la storia della televisione, della musica, dello sport o della letteratura del nostro paese. Come può un giudice scrivere su una sentenza che Abba era un “giovane straniero”. Cosa conta la cittadinanza o il colore della pelle?
Abba si sarebbe incazzato molto e con diritto. A noi il compito di non lasciare sola la famiglia, a distanza di 4 anni, e oltre.
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Lo presento qui: https://robertocodazzi.it/cooperazione-sociale/donne-favolose/HAITI: IL TERREMOTO SENZA FINE
Haiti è uno dei Paesi più ignorati dai media occidentali. Protagonista della prima rivoluzione guidata da ex schiavi, ma anche terra di conquista per il capitalismo nordamericano. Il 12 gennaio 2010 la sua capitale è stata distrutta da un terremoto: una frattura insanabile nella storia dello Stato caraibico. Per poche settimane i riflettori del mondo si sono accesi su quella terra, e molti vip hanno promosso in prima persona l’idea del build back better, ‘ricostruire meglio’. Ma cos’è successo in questi dieci anni?
Ne parliamo nel libro Haiti: il terremoto senza fine
Haiti: l’isola che non c’era
Nel gennaio del 2011 è uscito il libro curato da me e Helga Sirchia dedicata alla storia e alla situazione sociale di Haiti, con contributi dei più importanti studiosi dell'isola e dei soci di ColorEsperanza.su twitter
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