Introduciamo l’aggravante di “pubblica rappresentanza”
Nel 2008, nel pacchetto sicurezza l’allora Ministro dell’Interno Maroni introduceva l’aggravante di clandestinità ovvero: una circostanza aggravante comune per i fatti commessi dal colpevole «mentre si trova illegalmente sul territorio nazionale». Questo articolo è stato poi cancellato dalla Corte Costituzionale perchè la condizione giuridica dello straniero non deve essere considerata – per quanto riguarda la tutela dei diritti – come causa ammissibile di trattamenti diversificati e peggiorativi, specie nell’ambito del diritto penale.
Adesso io propongo un altro tipo di aggravante:
chiunque compia un reato, di carattere civile o penale, mentre ricopre incarichi politici (ministro, assessora, presidente, sindaco, parlamentare o consigliere) o alti incarichi nella pubblica amministrazione (magistrati, dirigenti, militari), anche se il reato non è connesso con l’attività politica ed amministrativa, avrà un’aggravante nella pena pari al 20% di quella già prevista dalla legge.
Ovvero, se mentre ricopro il ruolo, che ne so, di assessore, compio il reato di incitazione all’odio razziale, la mia pena sarà del 20% più pesante se compiuto da un semplice cittadino. Il perchè è subito spiegato, rappresentando l’istituzione pubblica, il mio comportamento scorretto, oltre a nuocere a chi è vittima del reato, nuoce anche all’immagine dell’istituzione di cui faccio parte e questo ha un costo, in termini di autorevolezza, di fiducia dei cittadini, di rispetto internazionale.
Quali candidati parlamentari sono disposti a sottoscrivere questa proposta? Forse avrebbe un effetto migliore dell’aggravante di Maroni sui conti pubblici statali, e non solo.
Donne favolose
14 favole ispirate a donne reali che lottano tutti i giorni per migliore la loro comunità. Da Margherita Hack a Angela Davis, da Malala a Ilaria Alpi. Pensato per i bambini ma ottimo anche per gli adulti.
Lo presento qui: https://robertocodazzi.it/cooperazione-sociale/donne-favolose/HAITI: IL TERREMOTO SENZA FINE
Haiti è uno dei Paesi più ignorati dai media occidentali. Protagonista della prima rivoluzione guidata da ex schiavi, ma anche terra di conquista per il capitalismo nordamericano. Il 12 gennaio 2010 la sua capitale è stata distrutta da un terremoto: una frattura insanabile nella storia dello Stato caraibico. Per poche settimane i riflettori del mondo si sono accesi su quella terra, e molti vip hanno promosso in prima persona l’idea del build back better, ‘ricostruire meglio’. Ma cos’è successo in questi dieci anni?
Ne parliamo nel libro Haiti: il terremoto senza fine
Haiti: l’isola che non c’era
Nel gennaio del 2011 è uscito il libro curato da me e Helga Sirchia dedicata alla storia e alla situazione sociale di Haiti, con contributi dei più importanti studiosi dell'isola e dei soci di ColorEsperanza.su twitter
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