Forte scontro tra il Tribunale Costituzionale dominicano e la Corte Interamericana dei Diritti Umani
Che Tribunale Costituzionale (TC) e Corte Interamericana dei Diritti Umani (CIDH) non si vedessero di buon occhio era noto da tempo, almeno dai tempi in cui il TC approvò la famigerata sentenza con cui rivedeva, retroattivamente, i criteri per il riconoscimento della cittadinanza dominicana, di fatto creando 250.000 senza patria, per lo più di ascendenza haitiana. Ma ora lo scontro è ai massimi livelli.
Ma andiamo con ordine.
La Corte interamericana dei diritti umani è un tribunale internazionale, a carattere regionale, volto alla tutela dei diritti umani. Istituita con la Convenzione americana dei diritti umani del 1969, la Corte è competente a conoscere dei ricorsi presentati dalla Commissione interamericana dei diritti umani e da individui contro gli Stati responsabili di violazioni dei diritti fondamentali. Gli Stati sottoposti alla giurisdizione della Corte sono solo gli Stati del continente americano che abbiano ratificato la Convenzione americana dei diritti umani, entrata in vigore il 18 luglio 1978.
Il 19 febbraio del 1999 l’allora presidente Leonel Fernandez ratifica la Convenzione e firma l’adesione della Repubblica Dominicana alla Corte.
Da allora uno dei principali temi sui quali la Corte è stata chiamata ad esprimersi è stato lo status di nazionalità dei discendenti di haitiani nati in Repubblica Dominicana. La vecchia costituzione dominicana prevedeva, infatti, lo ius soli, ovvero che tutti i nati nel paese fossero dominicani, con una sola eccezione, i figli nati da persone in transito. Questo è stato un punto molto dibattuto poichè lo Stato dominicano considerava come persone in transito tutti gli stranieri irregolari presenti, magari anche da 4 generazioni, nel paese. La Corte arrivò a definire norme precise di interpretazione di quella norma, a favore di un più largo riconoscimento del diritto di cittadinanza.
Nel 2002 vi fu un primo cambio della Costituzione dominicana che introdusse l’obbligo di ratifica del Parlamento per tutti i trattati internazionali. Nel 2004 fu approvata la nuova legge sull’immigrazione che poneva norme molto stringenti sul concetto di perone “in transito”. Successivamente, nel 2010 un nuovo cambio della Costituzione cancellò lo ius soli per introdurre il principio dello ius sanguinis, ovvero il riconoscimento della cittadinanza ai soli figli di dominicani.
L’anno scorso il Tribunale Costituzionale applicò retroattivamente, a partire dal 1929, il concetto di persone in transito del 2004, cancellando la cittadinanza di circa 250.000 cittadini dominicani nati da genitori stranieri. Questa estate il Presidente Danilo Medina presentò al Congresso, e ottenne l’immediata approvazione, una legge di naturalizzazione che permetteva a tutte le persone in grado di dimostrare (anche tramite testimonianze) che erano nate in Repubblica Dominicana l’ottenimento della cittadinanza. La norma è decisamente inclusiva anche se diverse ONG l’hanno criticata perchè non riconosce un diritto ma pone le persone all’interno di un percorso, a volte, poco chiaro e trasparente, oltre che costoso.
Pochi giorni fa la CIDH ha condannato la Repubblica Dominicana per espulsioni massicce e indiscriminate di dominicani di ascendenza haitiana effettuate tra il 1999 e il 2000. Inoltre si è espressa chiedendo allo stato dominicano di fare di più, ovvero di operare per rendere totalmente inefficace la sentenza del TC.
Nel dettaglio, secondo la CIDH, il GOverno dominicano deve:
Adoptar las medidas de derecho interno necesarias para evitar que la sentencia del Tribunal Constitucional TC/0168/13 emitida el 23 de septiembre de 2013 y lo dispuesto por los artículos 6, 8 y 11 de la Ley No. 169-14 emitida el 23 de mayo de 2014, continúen produciendo efectos jurídicos;
Adoptar las medidas necesarias para dejar sin efecto toda norma de cualquier naturaleza, sea ésta constitucional, legal, reglamentaria, administrativa, o cualquier práctica, o decisión, o interpretación, que establezca o tenga por efecto que la estancia irregular de los padres extranjeros motive la negación de la nacionalidad dominicana a las niñas y niños nacidos en el territorio de República Dominicana;
Adoptar las medidas legislativas, inclusive, si fuera necesario, constitucionales, administrativas y de cualquier otra índole que sean necesarias para regular un procedimiento de inscripción de nacimiento que debe ser accesible y sencillo, de modo de asegurar que todas las personas nacidas en su territorio puedan ser inscritas inmediatamente después de su nacimiento independientemente de su ascendencia u origen y de la situación migratoria de sus padres,
Il governo rifiutò la sentenza ma ha concesso un ampliamento del tempo nel quale si possono presentare le domande di naturalizzazione.
Ieri, abbastanza all’improvviso, è arrivata una nuova sentenza del TC. Questi, accogliendo un ricorso presentato nel 2005, ha decretato che l’adesione della Repubblica Dominicana alla CIDH (del 1999) avrebbe dovuto passare per il Parlamento e non per la firma del presidente, così come prevede la Costituzione del 2002…
Inutile sottolineare come la decisione sia alquanto strumentale (applicare una procedure prevista nel 2002 a un trattato firmato nel 1999 è alquanto assurdo) e sia chiaramente all’interno dei rapporti duri che intercorrono tra TC e CIDH. In teoria non dovrebbero esserci problemi nell’approvazione parlamentare del trattato poichè il partito di Leonel, il presidente che firmò nel 1999, controlla la maggioranza del parlamento e esprime ancora il presidente, Danilo, che si è mostrato disponibile al dialogo sulla questione haitiana. Inoltre l’ex presidente Hipolito (2000-2004) leader del principale partito di opposizione ha già criticato la sentenza del TC. Ma nulla deve essere dato per scontato perchè, soprattutto nei mezzi di comunicazione, la strumentalizzazione della questione haitiana è altissima e qualche politico potrebbe decidere di cavalcarla in chiave elettorale.
Aggiornamento: come previsto ecco le prime dichiarazioni di tre senatori che annunciano un voto contrario in una eventuale votazione per una nuova adesione della Repubblica Dominicana alla Corte Interamericana dei Diritti Umani
Donne favolose
14 favole ispirate a donne reali che lottano tutti i giorni per migliore la loro comunità. Da Margherita Hack a Angela Davis, da Malala a Ilaria Alpi. Pensato per i bambini ma ottimo anche per gli adulti.
Lo presento qui: https://robertocodazzi.it/cooperazione-sociale/donne-favolose/HAITI: IL TERREMOTO SENZA FINE
Haiti è uno dei Paesi più ignorati dai media occidentali. Protagonista della prima rivoluzione guidata da ex schiavi, ma anche terra di conquista per il capitalismo nordamericano. Il 12 gennaio 2010 la sua capitale è stata distrutta da un terremoto: una frattura insanabile nella storia dello Stato caraibico. Per poche settimane i riflettori del mondo si sono accesi su quella terra, e molti vip hanno promosso in prima persona l’idea del build back better, ‘ricostruire meglio’. Ma cos’è successo in questi dieci anni?
Ne parliamo nel libro Haiti: il terremoto senza fine
Haiti: l’isola che non c’era
Nel gennaio del 2011 è uscito il libro curato da me e Helga Sirchia dedicata alla storia e alla situazione sociale di Haiti, con contributi dei più importanti studiosi dell'isola e dei soci di ColorEsperanza.su twitter
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